Un progetto sperimentale per tracciare la diffusione di Sars-CoV-2 in Campania attraverso il monitoraggio delle acque reflue. È quanto prevede una convenzione siglata tra il consorzio interuniversitario Cugri (Centro interuniversitario di previsione e prevenzione dei grandi rischi, a cui partecipano università di Napoli Federico II e università di Salerno), Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno e Arpa Campania. Le attività programmate rappresentano l’articolazione, a livello regionale, del Progetto di sorveglianza ambientale di Sars-CoV-2 nelle acque reflue in Italia (Sari), promosso e coordinato, a livello nazionale, dall’Istituto superiore di sanità (Iss), finalizzato a ottenere indicazioni sull’andamento epidemico e a fornire allerta precoce. Il progetto è partito dalla considerazione che, in alcune regioni del Nord Italia, sono state riscontrate tracce di Rna del Sars-CoV-2 anche in campioni di archivio prelevati prima delle notifiche dei primi casi di Covid-19 in Italia. In linea generale, il progetto Sari punta a monitorare la presenza e la diffusione del virus nella popolazione residente nei bacini afferenti ai sistemi di depurazione, a integrazione delle usuali attività di analisi epidemiologica basate sulla sintomatologia clinica. In tal senso, la presenza di tracce del virus nelle acque reflue diventa una ‘spia’ della propagazione dei contagi sul territorio.