Il Covid ‘19 non è una bella donna da abbindolare e lavora sottotraccia incurante della politica e delle facili seduzioni. Il discorso del Presidente del Consiglio e il nuovo DPCM di domenica 18 ottobre 2020 mi hanno strappato questa considerazione. Lo scrivo con rammarico e con rabbia, con un occhio al passato (ma ancora presente) e con il cuore nel futuro.
La scuola ha chiuso a marzo 2020, è bene ricordarlo, tranne la breve parentesi degli Esami di Stato. Vi racconto come l’ho vissuta, e se tra i miei 45 lettori qualcuno si annoierà…credetemi non si è fatto apposta
Esami di Stato in presenza o a distanza?
La ministra Lucia Azzolina li ha voluti in presenza. Nessun contagio, buona prova della comunità scolastica che ha retto bene l’impatto con le misure sanitarie, buona performance dei nostri ragazzi. Ne ho visti di intimoriti e di ben preparati. E’ mancata la prima prova, quella più temuta, ma siamo sicuri che quella verifica, cambiata e ricambiata almeno due volte nella storia recente, sia necessaria? Una prova complessa che non si modella sugli indirizzi scolastici vigenti. Durante l’anno ‘pieghiamo’ le discipline generali allo ‘scopo’ delle materie d’indirizzo, poi, improvvisamente, l’esame si presenta come ‘prova unica’. Primo principio di contraddizione.
Scena II: La riapertura…
Per tutti coloro che non lo sapessero, la riapertura ha richiesto impegno e pazienza da parte dei Dirigenti scolastici. Non so quante volte hanno misurato e rimisurato le aule per strappare centimetri ed inserire banchi (magari provando a sedersi nelle aule vuote e, con l’aiuto del personale ausiliario, misurare le rime buccali). Questo per dirvi che il lavoro è stato immane, ma a questo settore son andati i ringraziamenti e, semmai, un bel ‘mi fido di voi’ che è come dire ‘ agite in autonomia’ ovvero ‘inventatevi qualcosa’. In questa estate rovente ce le siamo raccontate tutte le strategie.
Dico la mia: per le superiori bastava lasciare a casa le classi intermedie, accogliere le prime e le quinte, liberando spazio da condividere con gli alunni di infanzia, elementare e media. Invece ho percepito la ‘caccia disperata agli spazi’. Che siano parchi, locali dismessi, prefabbricati, aule ricavate a colpi di piccone… ho vissuto la sintesi del ‘ mi fido di voi’. Qualcuno ha scritto in Provincia, poiché aveva subìto lo ‘scippo’ improvviso delle aule, qualcuno ha mostrato le chiavi di locali dismessi pronti all’uso, altri non hanno potuto aprire i cancelli della scuola. Secondo principio di contraddizione (La scuola è di tutti, non è un gioiello di famiglia, non dovrebbe spuntarla solo chi grida o preme ai vertici, bussando più forte)
Scena III: Signori, si chiude!
Il Covid ‘19 si comporta come l’inconscio che se ne frega di noi. Non siamo neppure in autunno inoltrato e il contagio è cresciuto. Quali erano le misure previste per difendere le scuole bene comune? Le solite e, naturalmente, la pratica. Le scuole hanno resistito agli attacchi striscianti del virus. Tuttavia il contagio cammina sulle nostre gambe, negli autobus si diffonde velocemente, perché non è stato affrontato il ‘nodo’ trasporti. Doveva vincere il metodo, non il merito (che, leggo, poi è tutto del Governo). Mi spiego: De Luca chiude le scuole il 15 ottobre (1127 contagi accertati), il ritorno in sicurezza è fallito perché il trasporto pubblico in Campania sconta tagli e povertà di interventi.
Abbiamo detto che conta il metodo: perché non prevedere convenzioni con le aziende private di trasporti (quelle che funzioneranno poco a causa dello stop a gite e viaggi di istruzione)? Perché non stipulare convenzioni con le ditte private di taxi, per alleggerire il carico umano sui bus di linea (almeno per le tratte più brevi)? Scrivo quello che mi viene in mente nell’immediato, ma al Ministero dell’Istruzione e in Regione gli ‘esperti’ non mancano … immagino che possano esserci altre strategie di intervento. Terzo principio di contraddizione, ma io non partirei senza fare una valutazione dei rischi, tutti i possibili rischi.
Valutazione, simulazione del rischio, analisi dei risultati, correzione degli obiettivi.
La scienza non è cosa bizzarra, la somma e il risultato si insegnano alle elementari. Se la chiusura delle scuole è stata un bene o un male lo vedremo nella prima settimana di Novembre.
Ci sono tante cose da fare e promesse, ma, attualmente, la scuola non è bene comune, ma terreno di scontro politico e di stizzosi dispetti quotidiani.
Maria Rosaria Anna Onorato