
Studenti bendati per le interrogazioni in video. Anche le agenzie nazionali ne parlano: sarebbe accaduto in una classe del Classico del Liceo Renato Caccioppoli di Scafati. Storture della didattica a distanza, eccesso di zelo per addivenire ad una valutazione degli studenti quanto più veritiera possibile? Quell’immagine di un’adolescente costretta dalla professoressa a bendarsi per non sbirciare sul computer o sugli appunti non risponde certo ai principi della formazione, della cultura e della libertà dell’individuo che dovrebbero essere il fondamento della scuola pubblica italiana.
Sulla vicenda è intervenuto il consigliere regionale Borrelli (Europa Verde): “Chiesto spiegazioni alla scuola e presentata interrogazione all’assessore Fortini”.
“Studenti bendati in videoconferenza per l’interrogazione per evitare che possano sbirciare dal libro o dagli appunti. E’ questa la segnalazione che ci è arrivata da diversi genitori degli alunni di un liceo di Scafati, fortemente critici con una pratica ritenuta di pessimo gusto e poco formativa per i ragazzi. Non è un momento facile sicuramente né per gli studenti né per gli insegnanti. Proprio per questo, forse, è il caso di utilizzare sempre delicatezza e comprensione.
Bendare gli studenti è sicuramente un metodo non ortodosso, per questo abbiamo scritto alla scuola per chiedere spiegazioni e capire come sia potuto accadere. Ci saranno sicuramente altri metodi per evitare che i ragazzi, durante un’interrogazione, sbircino dal libro. Abbiamo inoltre presentato un’interrogazione all’assessore regionale per la Pubblica Istruzione, Lucia Fortini, per capire come sia potuto avvenire ciò e per chiedere di verificare se questo accade anche in altri istituti”.