Preoccupa, e non poco, la situazione dei tributi a Scafati. Nel mentre il Sindaco ed il Presidente del Consiglio comunale non riescono nemmeno a garantire il regolare svolgimento delle commissioni consiliari, la città rischia di perdere milioni di euro di tributi non incassati.
Sia rispetto alle scorse annualità (quasi 5 milioni di euro), sia rispetto all’annualità in corso: dove a fronte degli oltre 11 milioni di euro previsti dal bilancio di previsione in merito alla TARI, ancora nulla o quasi risulta pervenuto.
Nonostante la professionalità indiscussa e l’ottimo lavoro del dott. Minneci, infatti, ci troviamo dinanzi ad un settore – quello tributi – in palese sotto organico. E con l’amministrazione in palese solito stato confusionale.
Con il risultato di enormi danni alle casse dell’Ente, alla qualità e alla quantità dei servizi garantiti dal Comune, ai cittadini e alle attività produttive e commerciali. Che vorrebbero certezze e diritti, e devono invece assistere a teatrini ed incompetenza.
Già oggi gli scafatesi pagano tra le tasse più alte della provincia, a fronte di un servizio della raccolta dei rifiuti pessimo, anche qui, nonostante lo sforzo generoso dei lavoratori. Continuando così, rischiamo il definitivo dissesto dell’Ente, con tutto ciò che drammaticamente comporterebbe per il presente ed il futuro della nostra comunità (tasse al massimo, servizi al minimo, blocco assunzioni, divieto di contrarre mutui, stop a investimenti ed opere pubbliche, etc.).
E nonostante questo, il Sindaco non pare minimamente preoccuparsi del fatto che siamo lontani anni luce dalle previsioni di incasso dichiarate nel bilancio previsionale: sui tributi, sulla razionalizzazione delle spese, sulla vendita delle farmacie. Giocano a nascondino mentre Scafati è pericolosamente in bilico sul baratro.
D’altronde sulla gestione dei tributi si poteva e si doveva scegliere celermente tra tre strade: potenziamento dell’ufficio, affido in house all’ACSE o esternalizzazione. Il Sindaco Salvati come al solito ha scelto la quarta strada, quella a lui più congeniale: infilare la testa sotto la sabbia.
Michele Grimaldi, capogruppo democratici e progressisti.