Le ha provate tutte pur di trovare un po’ di medici. Ha fatto fare i concorsi: «Ma agli ultimi tre bandi per 192 posti si sono fatti avanti in 46. E sorvoliamo sul concorso da 81 posti che ha visto 3 partecipanti». Ha fatto riaprire le porte ai pensionati, ma neanche quello è bastato (anche perché volendo proprio ritornare a lavorare conviene andare nelle cliniche private dove al confronto ti coprono d’oro). E siccome di questo passo il rischio reale è di chiudere reparti e Pronto soccorso, il governatore del Veneto Luca Zaia ha deciso di forzare la mano: assumerà giovani medici laureati, ma senza specializzazione. Un caso unico, perché in Italia per poter fare il medico nelle strutture pubbliche, a partire dal Pronto soccorso, la specializzazione è indispensabile. Peccato che i posti per le specialità siano inferiori alle necessità: in Veneto mancano 1.300 medici su un organico di 11mila dottori, ma le specialità assegnate alla nostra regione sono appena 600 (comprese le 90 pagate da Palazzo Balbi per 10 milioni di euro).
Così il Veneto, che non sa più da parte girarsi per trovare camici bianchi, ha deciso che i medici se li formerà da sé: prenderà i semplici laureati e una volta assunti a tempo indeterminato li manderà alla propria Scuola di sanità pubblica dove frequenteranno lezioni per 92 ore, poi li spedirà in corsia dove faranno 38 ore alla settimana. Il primo bando per 320 medici da destinare ai Pronto soccorso uscirà entro il 15 settembre. Il secondo, per 120 medici da impiegare nella Medicina generale e in Geriatria, entro il 15 ottobre.
E la Campania ? Distante anni luce dal Veneto, Zaia stravince il confronto con De Luca, che invoca aiuti da esercito e protezione civile, che ha speso tutto quel che poteva spendere nel piano sociale a colpi di bonus, che ha chiuso discutibili accordi coi privati.