23 novembre 1980, ore 19.34, un forte terremoto colpì le zone dell’Appenino Campano-Lucano, tra le province di: Avellino, Salerno e Potenza. Una scossa fortissima della durata di circa 90 secondi.
Si raggiunse una magnitudo momento di 6.9 (6.5 della scala Richter ) e il grado di devastazione finale fu valutato nel X grado della scala Mercalli (il massimo è XII). Per capire la potenza del terremoto basti pensare che 6.5 Richter equivale a 85.000 tonnellate di tritolo equivalente, circa 6 volte la bomba atomica su Hiroshima.
L’epicentro fu individuato tra i comuni di Teora e Conza della Campania, città, come Laviano e Sant’Angelo dei Lombardi, furono completamente rase al suolo.
Alla fine si contarono: 2.914 morti; 8.848 feriti e 280.000 senza tetto.
Il sisma dell’80 passerà alle cronache: per i ritardi nei soccorsi, per una ricostruzione lenta e ancora incompleta dopo 40 anni, per un costo della ricostruzione aumentato di venti volte rispetto alle previsioni, per l’intromissione di associazioni delinquenziali nella ricostruzione.
A 40 anni di distanza il sisma del 1980 è una ferita ancora aperta e due aspetti risultano particolarmente dolorosi: l’altissimo prezzo di vite umane e il ritardo dei soccorsi.
La Protezione Civile era ancora in stato embrionale, per lungaggini burocratiche come denuncerà il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, e passarono diversi giorni prima di comprendere il reale stato delle cose nelle aree colpite.
Il 25 novembre fu proprio il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, il primo a recarsi, in elicottero, personalmente sui luoghi della devastazione e a denunciare, nell’immediato, la grave mancanza di soccorsi. Il 26 novembre Il Mattino titolava “FATE PRESTO”…titolo che diventò un monito e scosse in maniera determinante: l’opinione pubblica, il mondo politico e quello scientifico.
Durissime furono le parole del Presidente Pertini, in un discorso televisivo agli italiani, che portarono alla rimozione del Prefetto di Avellino e alle dimissioni del Ministro degli Interni. Le parole del Presidente, di censura e accusa, nei confronti di rami istituzionali dello Stato ebbero un profondo effetto nella coscienza degli italiani. Un gran numero di volontari, infatti si mobilitò verso i luoghi del disastro e risultarono determinanti per la gestione successiva della macchina dei soccorsi.
“…Tutta Italia si è fatta trovare impreparata…” alcune delle parole di fuoco pronunciate dal Presidente della Repubblica. Sandro Pertini un uomo di profonda onestà intellettuale ed un invidiabile rigore morale.
Sono passati 40 anni…molte cose sono cambiate dal 23 novembre 1980. Oggi abbiamo una Protezione Civile invidiata nel mondo ed anche la comunità scientifica ha cambiato approccio.
Non siamo in grado di prevenire terremoti, ma abbiamo gli strumenti (colpevolmente non applicati, nda) per farci trovare pronti: una nuova normativa sismica e nuove tecniche costruttive. Sappiamo che la nostra penisola subisce un estensione, nel verso nord-est/sud-ovest, di circa 5/6 mm l’anno.
Tanto è cambiato dal 1980, una nuova generazione cresce non conoscendo la disperazione di quei giorni e la necessità di prevenire il rischio sismico.
Ma la memoria è necessaria e chi dimentica è colpevole: il sisma dell’80 ha chiesto un tributo di 2.914 vite.
FRANCESCO SAVERIO MINARDI