Immaginiamo di tornare indietro con l’aiuto di una macchina del tempo e reindossiamo i jeans dei teenager degli anni ‘80.
Eravamo liberi, tra scuola, pomeriggi in compagnia a studiare e poi fare baldoria, partite giocate o seguite con impeto, cinema in comitiva, pizza tra amici, uscite in Vespa, tombolate, brindisi, mattinate di chiasso (senza scuola e senza dirlo a casa), feste, tante feste, tante occasioni di svago, tutti insieme.
Senza telefonini e senza Internet. Ma con la voglia di vivere e di divertirsi nell’anima.
Oggi, a fine 2020, dopo mesi e mesi senza scuola, l’obiettivo va puntato sui giovani, su come stiano vivendo questo lungo periodo di isolamento e sul peso psicologico di questo lockdown, il secondo, che si è aggiunto al primo.
Se fa pressione su un adulto, per problemi economici, lavorativi, di socializzazione, di restrizioni varie, quanto questo anno di chiusura, interrotto solo dall’estate, può aver condizionato e modificato la condizione psicologica dei ragazzi dell’era Covid 19?
Quanto pesa su di loro la solitudine forzata?
Occorrono ricerche e approfondimenti per stabilire la potenza di questo tempo sospeso e come possa aver lasciato un segno indelebile sulla loro maturazione.
Relegati in casa, senza possibilità di uscire con gli amici, senza socializzazione, con le scuole secondarie in DAD, senza poter frequentare palestre, luoghi di festa, ritrovi, tavolate, concerti, cinema.
Con i genitori che in alcuni casi lavorano e in altri no
e la possibilità che aumentino ulteriormente le disuguaglianze economiche e sociali.
Quanto le scuole chiuse per mesi e mesi stanno causando ripercussioni sul presente e sul futuro degli studenti?
Il Covid sta cambiando le nostre vite. Ad ogni età. Avviamo una riflessione su noi stessi, le nostre famiglie e la comunità nella quale viviamo.
MARIA ROSARIA VITIELLO