C’è una figura che merge da quei tempi lontani, indispensabile per capire: è Esther. Esther era una dottoressa del laboratorio chimico dove lui aveva lavorato. Lei era una marxista. Lo aiutò. Anni dopo lo chiamò, di notte. Fingendo che una sua parente fosse malata e bisognosa dell’estrema unzione Esther trovò il modo di vedere il giovane prete. Cosa si dissero? Cosa accadde? Lo abbiamo saputo anni dopo. Esther sapeva di essere ricercata dalla polizia di Videla, gli chiese di salvare la sua ampia collezione di testi marxisti. E Jorge Mario Bergoglio lo fece, nascondendoli nella biblioteca della casa dei gesuiti dove era divenuto il capo. Lì tenne lì, nascosti, per anni. Esther sparì, inghiottita nel buio della dittatura, ma i suoi libri no… Con quel gesto il giovane responsabile dei gesuiti mise a repentaglio tutto, per la sua amica rischiò almeno la galera. “Bergoglio e i libri di Esther” è un bel libro di Nello Scavo dove è raccontata nel dettaglio questa storia.
Nella predicazione di Bergoglio c’è poi un punto fondamentale: la sua polemica con Voltaire. Mai cita Voltaire, cita solo la frase contro cui si pone: “Tutto per il popolo, niente con il popolo”. E’ la base del dispotismo illuminato. Bergoglio invece crede che il popolo, i poveri, debbano essere protagonisti della vita e del cammino. Anche per questo nel recente summit di Assisi, “L’Economia di Francesco” lui ha chiesto che i poveri non fossero oggetto di studio economico, ma ritrovassero il diritto di parola, di intervenire, di dire. Protagonisti anche loro della società, della vita. In quest’epoca in cui il denaro e tutto e non averlo vuol dire essere esclusi, scartati, Bergoglio vede una lotta non di classe, ma di integrazione, di reimmissione nella società di chi viene ridotto a scarto.