Non sono in piazza solo per ribadire la propria necessità: tre mesi di arretrato di cassa integrazione e Natale alle porte. Sono in piazza per cambiare una situazione. Si tratta degli addetti alla biglietteria, all’accoglienza, al controllo accessi di Pompei scavi e di Ercolano scavi costretti periodicamente a far sentire la propria voce per avere l’attenzione dell’Inps che poi, per fortuna, promette di ripartire con i loro pagamenti. Lo fanno in particolare i lavoratori iscritti al sindacato Cobas lavoro privato ma le piccole battaglie le vincono per tutti. In realtà ogni volta che protestano, per i loro diritti, vogliono ribadire che per loro il problema è più profondo.
Non ci stanno più. Li chiamano servizi aggiuntivi ma in realtà lavorano per servizi essenziali per il buon funzionamento dei siti archeologici. Costretti a ritmi di lavoro anche duro sotto il sole o al freddo non hanno diritto neanche di protesta perché appunto considerati dal ministero come servizio essenziale non possono venir meno al loro compito. In cambio? Poche tutele. Sono dipendenti di Opera Laboratori Fiorentini sottoposti di fatto da venti anni al ritmo del rinnovo di gare d’appalto. Senza certezze. La società poi non ha neppure anticipato la cassa integrazione, lasciandoli soli e allo sbaraglio in questo momento pandemico. Per avere soldi devono sottostare al ritmo dell’Inps. Eppure senza loro il sito non può funzionare. “”Internalizzati subito”, “La lotta paga sempre”. I loro cartelli parlano chiaro. Vorrebbero sindacati uniti, in una battaglia per il riscatto della loro situazione. Per essere finalmente assunti non da aziende esterne ma dallo stesso Ministero. Un fatto che comporterebbe una riduzione anche delle spese per la loro gestione. La prossima protesta infatti minacciano di portarla a Roma al Ministero, per cambiare definitivamente precarietà lavorativa.
“Abbiamo dato l’anima questi anni per gli scavi di Pompei – sottolinea Luigi Napolitano dei Covas –a 40 gradi all’ombra d’estate, sotto zero d’inverno, con attività di ufficio informazioni, accoglienza, biglietteria. Senza noi milioni e milioni di turisti l’anno non avrebbero potuto usufruire di questi siti archeologici. Adesso siamo stati ripagati con l’abbandono totale e dobbiamo aspettare i tempi biblici dell’Inps. Da marzo ci hanno dimezzati gli stipendi e dobbiamo aspettare mediamente o cinque mesi per avere l’integrazione dell’Inps. Abbiamo figli, famiglie e non è giusto“.
La lotta di oggi ha avuto i suoi frutti in qualche modo. I soldi arriveranno, il pagamento del dovuto fino a novembre è promesso dal direttore dell’Inps per gennaio, ma intanto per queste famiglie il Natale passerà senza sostegni… in tono minore.
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