Risarcimenti ai familiari delle vittime della frana, lo Stato impugna le sentenze della Corte di Appello di Salerno. Sarà la Corte di Cassazione a decidere la “quota” da pagare per il Comune di Sarno in merito alla morte di un ragazzo di 11 anni.
L’Avvocatura generale dello Stato non si arrende alle pronunce della magistratura sul caso dei risarcimenti ai parenti delle vittime dell’alluvione del 5 maggio 1998 e notifica, all’Ente municipale di Palazzo San Francesco, un nuovo ricorso .
La materia è controversa e scaturisce dal tragico evento alluvionale evento di 23 anni fa che causò la morte a 137 persone. La pronuncia dominante sulla vicenda è quella della Corte di Appello Penale di Napoli del 2011 con cui è stata riconosciuta la responsabilità civile con condanna al pagamento in solido per l’ex sindaco di Sarno, Gerardo Basile, la Presidenza del Consiglio, il Ministero degli Interni e l’Ente municipale dell’Agro Nocerino. In seguito a tele pronuncia, sono iniziati a raffica i ricorsi dei cittadini per vedersi quantificare i danni per la perdita dei propri congiunti durante i tragici eventi e rivoltisi al Tribunale di Salerno. I giudici del capoluogo hanno confermato più volte l’orientamento giurisprudenziale riguardante la suddivisione delle responsabilità tra il Comune di Sarno, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’Interno ed ex sindaco, pronunciando numerose ordinanze in tale senso e condannandoli in toto al risarcimento dei danni a favore dei ricorrenti. Ma proprio le strutture centrali dello Stato italiano, ovvero Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero dell’Interno, non considerando tali pronunce adeguate, in quanto le responsabilità maggiori, secondo il loro parere, sarebbero da attribuire all’ex primo cittadino e all’Ente municipale, hanno dapprima impugnato le pronunce alla Corte di Appello e poi hanno adito la Suprema Corte di Cassazione.
E’ il caso che riguarda due coniugi sarnesi che avevano richiesto la quantificazione dell’importo del risarcimento per la morte del proprio figlio, di soli undici anni, travolto dalle inarrestabili colate di fango mentre era in un’abitazione della frazione di Episcopio. Sia in primo grado, che in secondo, i giudici salernitani hanno rigettato la richiesta dello Stato, dichiarando l’inammissibilità dell’azione di regresso, che aveva chiesto venisse rideterminato il pagamento – stabilito nella somma di 500mila euro- in una minore misura in capo a loro ed in una misura maggiore in capo al Comune di Sarno. Pertanto, il nuovo ricorso dell’Avvocatura dello Stato eccepisce la violazione, e falsa applicazione, di leggi della Costituzione, del Codice Penale e del Codice Civile. Nel caso di specie, secondo lo Stato, la Corte salernitana ha “Qualificato la responsabilità del Comune di Sarno a titolo di responsabilità per fatto altrui, anziché per fatto proprio colpevole”. Ed inoltre “Il Giudice salernitano avrebbe ben potuto inferire la natura diretta, ‘per fatto proprio’, delle responsabilità del Comune di Sarno afferenti all’operato del Sindaco, rappresentante dell’Ente locale e ufficiale di Governo nel caso di eventi calamitosi”.