Dpcm nazionali, ordinanze regionali e comunali, ricorsi al Tar, sentenze del Tar. La scuola di oggi è effettivamente in una bolla, non sanitaria, qui parliamo di carta bollata. Povera istruzione, tra mamme dal diverso filone di pensiero, studenti in preda al caos, professori tra distanza e presenza, dirigenti scolastico che si dividono tra silenti ed eterni presenti su schermi vari. Campania come al solito in preda a disturbi di pensiero che lasciano perplessi, comunque la si pensi su una questione non di poco conto, un esempio per tutti è il derby all’ultima statistica tra chi sostiene che il contagio che nasce dalla scuola è bassissimo e chi invece sventola numeri diversi. In verità la scuola italiana agisce e vive da tempo a distanza.
E’ distante dalla realtà, dall’innovazione, dalla socialità vera, dal mondo del lavoro, dalla famiglia. E qui non c’è che Tar che tenga. La scuola italiana fa spot per prendersi iscrizioni per l’anno che verrà, è diventata sulla carta autonoma e manageriale senza possedere le vere cognizioni di causa sia dell’autonomia sia della managerialità. Sforna spesso Pon e progetti che diventano un modo per accontentare accoliti, amici, amenità varie. Non c’è ministro della Pubblica Istruzione che non sia finito nel mirino. L’Azzolina, eccessivamente, c’è finita da tempo. Eppure, andando a ritroso nella storia repubblicana, si sono sprecati persino nomi illustri. L’elenco completo segnala Gonella, Bettiol, Tosato, Martino, Gui, Ermini, Rossi, Moro, Medici, Scaglia, Sullo, Ferrari Aggradi, Misasi, Scalfaro, Malfatti, Pedini, Spadolini, Valitutti, Sarti, Bodrato, Falcucci (prima donna), Mattarella, Bianco, Galloni, Iervolino, D’Onofrio, Lombardi, Berlinguer Luigi, Moratti, Fioroni, Gelmini, Carrozza, Profumo, Giannini, Fedeli e Busetti. Di tutto e di più, con immancabili innovazioni per l’esame di maturità – qui la critica è ovvia e facile – ma anche con l’etichetta di vittime predestinate. Se chiediamo di associare il nome del ministro ad alcune delle più importanti riforme della scuola dal dopoguerra ad oggi, il numero si restringe drammaticamente prima di tutto tra gli addetti ai lavori. Nove su dieci sanno che la riforma dell’autonomia scolastica è stata varata da Luigi Berlinguer e la riforma dei cicli del 2003 da Letizia Moratti, ma se si chiede chi era ministro quando furono emanati i decreti delegati del 1974 o la riforma della scuola media unica o l’istituzione della scuola materna statale o ancora i moduli nella scuola elementare, il numero si restringe di parecchio. Una cosa è certa di nessuno l’eco saprà eguagliare quella di Giovanni Gentile, un fascista illuminato finito male. Scritto questo, perchè non ci chiediamo invece le colpe vere di chi sono oggi come ieri ? Burocrati, dirigenti, presidi, insegnanti o di chi altro ?