Le guide turistiche oggi fanno sentire la propria voce. In Campania si sono date appuntamento davanti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli per protestare.
Trovano assurdo non essere prese in considerazione come categoria. Innanzitutto va detto che i sostegni economici messi in campo hanno evidenziato come nella stessa categoria ci siano sfumature diverse di inquadramento fiscale al lavoro. Un dato singolare che corrisponde a una confusione anche legislativa in cui versa questa figura che, ad oggi, ha una connotazione nazionale ma una formazione regionale. Una confusione nata dalla necessità ribadita attraverso un articolo di legge, a cui non sono seguiti cambiamenti attesi. Come nuovi criteri per l’accesso alla professione e un albo nazionale della professione. Oggi circa 25mila guide (circa 2000 in Campania) invece non vengono considerate allo stesso modo dal Governo perché hanno una disparità di inquadramento fiscale.
Nella confusione è tautologica la confusione. Ci sono guide che hanno partita iva, con tassazione conseguente, che possono o essere iscritte alla gestione separata o iscritti alla camera di commercio. Ci sono guide turistiche che fanno parte di cooperative, quelle che sono parte di associazioni di guide e quelle che hanno la ritenuta d’acconto, dunque non hanno un guadagno di oltre cinquemila euro. Senza contare chi lavora con le associazioni. Insomma davvero confusione è la parola dominante il settore di cui il Mibact si fa poco carico.
Così molte guide turistiche sono rimaste senza reddito da oltre un anno. Solo le partite iva con il codice ateco associato alla guida hanno ricevuto sostegni. La cassa integrazione per le guide in cooperativa non è arrivato e chi ha solo la ritenuta d’acconto non viene contemplato (anche se in effetti non è un caso solo di guide). E’ vero che il diverso inquadramento non è una condizione omogenea in tutta italia ma in ogni caso uno Stato che di Turismo dovrebbe vivere e su cui dovrebbe puntare ci si aspetterebbe fosse più attento a questi elementi.
CHIUSURA DEI MUSEI NEL FINE SETTIMANA
Altro motivo per cui le guide sono scese in piazza, una cinquantina a Napoli a cui fanno eco anche in altre regioni d’Italia, è che si trova assurdo chiudere i musei proprio nei fine settimana. Si toglie, dunque, l’opportunità di riprendere il lavoro con i turisti locali nei giorni del week end. E la cosa toglie respiro a una categoria già senz’aria.
Come hanno dichiarato in un comunicato le richieste della protesta sono : “che vengano salvaguardate TUTTE le guide e gli accompagnatori senza alcuna discriminazione relativa ai diversi profili fiscali. L’istituzione di un tavolo permanente rappresentativo di TUTTE le declinazioni fiscali della categoria per la definizione di Strategie per il Rilancio del Turismo e la predisposizione di immediate misure di sostegno economico.Lo sblocco immediato delle Casse Integrazioni in deroga. L’ apertura permanente dei luoghi della Cultura al di là delle colorazioni delle regioni perché sono luoghi sicuri con adeguate misure anti Covid e possono significare ripartenza per l’intero Paese e speranza per il futuro“.
Stamattina, durante la manifestazione abbiamo sentito la guida turistica Maria Caiazzo, referente per la UILTuCS per guide e accompagnatori.
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