I Greci lo sapevano. Pausania narra che per interrogare l’oracolo e conoscere il futuro era necessario scendere in una grotta sotterranea e prima di chiedere il responso bisognava abbeverarsi a due fonti : Lethe, per dimenticare e Mnemosyne per “riavere memoria” di quello che l’anima aveva visto prima della nascita, contemplando la divina verità . Per nascere, quindi, è necessario dimenticare di “aver visto la verità”, mediante un nascondimento che diventa pregiudiziale alla vita. Se sapessimo tutto, non potremmo vivere. Per vivere bisogna dimenticare, non solo la verità assoluta, all’atto di ogni nascita, ma anche le varie e diverse esperienze che si sommano in quella quotidiana : la “rimozione” come strumento per la nascita e la sopravvivenza.
L’oblio permette alla vita di procedere, la vita, vitalisticamente intesa, è dimenticanza.
Ma la Memoria e la Dimenticanza sono fonti gemelle, da una parte si deve dimenticare, dall’altra, il procedere della vita, soprattutto quando il tempo della vita diminuisce, rende più urgente il bisogno di ricordare.
La memoria che serve al futuro , per non ripetere gli errori del passato, è una complessa e faticosa costruzione che si può “accettare” solo se ci collochiamo dalla prospettiva esistenziale di “essere per la morte”: prospettiva egualitaria di per sé.