Governo del presidente o tecnico, oppure istituzionale e di salvezza nazionale. Tocca a Mario Draghi superare i capricci di partiti, movimenti e prime donne. Ha un credito internazionale notevole il Professore. Alla guida della Bce, è riuscito a farsi apprezzare da tutti, a risollevare i destini europei, a spalleggiare l’Italietta. Riuscire a formare un governo serio per poi farlo camminare degnamente in epoca pandemica e con tante scadenze importanti da onorare, per lui potrebbe essere una sorta di lasciapassare per il Quirinale, come accadde qualche decennio fa per Carlo Azeglio Ciampi. Altri esempi sono decisamente da evitare. Tipo Mario Monti, altro professore, capace però di ordinare lacrime e sangue, di scegliere una lacrimosa Fornero. Per non parlare di Lamberto Dini, tecnico-economico all’epoca scelto solo per una soluzione ponte nell’ambito di una crisi del centro-destra. Con Draghi non si può scherzare, il tempo è scaduto, i litigi sulle misure sanitarie, sul Mes, sulla giustizia e soprattutto i personalismi per le poltrone da occupare o per i veti da fare pesare dovranno lasciare il posto al pizzico generale sulla pancia e a larghe intese. Altrimenti sarà il baratro, altro che elezioni anticipate. La politica ha perso ? Secondo noi hanno perso soltanto i politici, capaci di giocare a poker senza tenere in considerazione tutto il resto: la gente che soffre, i soldi che servono, il debito che non diminuisce, la disoccupazione che aumenta. Siamo osservati speciali, meno male che Draghi c’è e ci sarà.
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