Il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha trasmesso alla Camera dei Deputati la relazione sull’attività svolta ed i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, relativa al primo semestre del 2020.
Questa la situazione in provincia di Salerno:
Per meglio comprendere gli assetti odierni della criminalità camorristica nella provincia di Salerno, profondamente mutati rispetto al passato e costantemente fluidi, occorre considerare, secondo il Procuratore Capo di Salerno, Giuseppe Borrelli, che essi “sono in qualche misura la risultanza dei complessi fenomeni organizzativi sviluppatisi nei trascorsi decenni e, in particolare, dei processi federativi di portata regionale che hanno riguardato la costituzione e l’operatività, tra gli anni ’70 e ’80, dei due schieramenti contrapposti della “Nuova Famiglia” e della “Nuova Camorra Organizzata”, ambedue presenti nell’area in questione con proprie articolazioni ed esponenti (anche di spicco), ed ivi violentemente combattutesi. Alla disarticolazione – frutto dell’azione repressiva e del contestuale sfaldamento interno – delle due grandi organizzazioni (in particolare, della “Nuova Famiglia”, che, per lungo tempo, aveva anche localmente assunto una posizione di preminenza), ha corrisposto l’affievolimento del carattere a suo modo unitario della gestione degli affari illeciti e quindi una decisa frammentazione sul territorio, dovuta anche all’assenza di figure aggregatrici.
Di conseguenza, hanno mantenuto la loro operatività le singole organizzazioni criminali, autonome e legate ai rispettivi territori di diretto riferimento, ovvero si sono aggregate attorno ai personaggi di maggior spessore criminale, alcuni dei quali già referenti locali dell’organizzazione unitaria, figure gregarie estratte anche dalla comune manovalanza criminale. In questo scenario, data l’assenza di un vincolo organico tra i gruppi autoctoni poiché venute meno le vecchie alleanze, e nel perdurare dello stato di detenzione di alcuni dei vecchi capi, si sono talvolta creati i presupposti a favore di organizzazioni meglio strutturate, operanti nell’hinterland napoletano o altre provincie, per gestire occasionalmente attività illecite in una determinata area stringendo eventualmente alleanze con le figure localmente influenti”. Oggi il Salernitano presenta una situazione generale riferita alla criminalità organizzata in costante trasformazione, con aspetti e peculiarità che variano secondo il contesto territoriale nel quale insistono e operano i diversi sodalizi. Come ricorda il Questore di Salerno Maurizio Ferrara “…La contestuale presenza sul territorio provinciale di organizzazioni di tipo camorristico, con genesi e matrici criminali diverse, si basa su accordi e intenti comuni che hanno permesso il superamento di situazioni conflittuali e di scontri cruenti…”.
Allo stato, i clan provinciali più strutturati, sebbene indeboliti, rimangono attivi nei territori di pertinenza anche grazie alle relazioni, consolidate nel tempo, con compagini originarie del napoletano e casertano o calabresi con le quali condividono, all’occorrenza, interessi e sinergie criminali. La costante azione repressiva condotta dalla magistratura e dalle Forze di polizia – anche con il contributo di alcuni collaboratori di giustizia – ha consentito negli anni di ridurre la capacità operativa di diverse consorterie camorristiche, giungendo all’arresto dei capi e degli affiliati dotati di maggiore carisma criminale. Il conseguente vuoto di potere ha dato luogo all’ascesa di gruppi emergenti protesi essenzialmente a ritagliarsi spazi nella gestione dei redditizi affari illeciti, ricorrendo anche a delitti incidenti sulla percezione della sensazione di sicurezza.
Danneggiamenti mediante attentati dinamitardi o incendiari ai danni di imprenditori, estorsioni, narcotraffico anche internazionale, controllo del gioco d’azzardo, gestione e imposizione di apparecchi da gioco di genere vietato, riciclaggio e interposizione fittizia di persone nell’esercizio dell’impresa, infiltrazione negli appalti, sono solo alcuni dei tipici indicatori che danno conto della nefasta presenza associativa di tipo camorristico nel salernitano. Inoltre, come evidenziato dallo stesso Questore di Salerno “…si conferma la tendenza alla perpetrazione di reati di tipo finanziario (fatture per operazioni inesistenti, false compensazioni di crediti tributari), realizzati attraverso società in alcuni casi appositamente costituite. Il modus operandi della mafia di tipo camorristico si caratterizza per la forte tendenza all’infiltrazione in diversi settori, nevralgici dell’economia provinciale, in particolare in quello dell’edilizia, con la caratteristica di procacciare imprenditori da asservire alla logica mafiosa, pur senza necessariamente introdurli nella struttura attraverso una vera e propria affiliazione”.
La provincia può suddividersi in tre macro zone criminali – La prima è quella urbana salernitana, che comprende il porto commerciale, punto di approdo dei traffici di droga, di T.L.E. e di merci contraffatte, che spesso fanno capo a organizzazioni criminali non operative nella provincia. La seconda è l’agro nocerino-sarnese, nel quale operano consorterie storicamente più strutturate e tradizionalmente legate ai sodalizi della limitrofa area vesuviana, dedite principalmente al traffico di sostanze stupefacenti e ai reati contro il patrimonio (estorsioni, usura e rapine). Sul piano criminale, il territorio è permeato da fenomeni di natura estremamente variegata, che spaziano dalle più comuni forme di devianza, rilevabili in special modo nella notevole incidenza statistica dei reati predatori in parte legata a un vasto consumo di sostanze stupefacenti, alle più strutturate e complesse manifestazioni associative anche di matrice camorristica. L’ultima racchiude la Costiera Amalfitana, il Cilento e il Vallo di Diano, zone ad alta vocazione turistica, potenzialmente a rischio di infiltrazione criminale. La vicinanza con la Calabria ha inoltre determinato saldature tra cosche ‘ndranghetiste e pregiudicati locali.
Le indagini hanno consentito di individuare e disarticolare l’operatività di cinque diversi sodalizi criminali, fra i quali spiccano, nel centro di Salerno, il clan PERSICO diretto da uno storico ex esponente del clan PANELLA-D’AGOSTINO che puntava al riconoscimento della leadership nel contesto criminale del capoluogo. Grazie, da un lato agli accordi con i NATELLAFRUNCILLO del quartiere Mariconda, interessati al controllo delle piazze di spaccio della città, e dall’altro al consenso del clan DE FEO utile per poter rifornire di droga i comuni di Acerno e Montecorvino Rovella, il gruppo PERSICO aveva acquisito il controllo del traffico e dello spaccio di stupefacenti194 in città e aree limitrofe.
Restando nella città di Salerno, la valenza del Porto “Manfredi” quale terminale commerciale di primo piano nel basso Tirreno e nel contesto più ampio del Mediterraneo ha assunto un’importanza fondamentale per lo sviluppo del traffico commerciale nazionale, con forte interesse verso il mercato estero. In proposito, il Procuratore della Repubblica di Salerno ha confermato come talune recenti indagini lascino ritenere “che alcune organizzazioni salernitane si siano, per quanto attiene al rifornimento di droga, emancipate dalla dipendenza dalle organizzazioni napoletane ed abbiano instaurato rapporti con gruppi operanti all’estero, approfittando dell’assoluta permeabilità del Porto cittadino…”.
Negli anni, grazie alla favorevole posizione geografica e all’efficiente rete di collegamento con l’entroterra, lo scalo marittimo è diventato polo di interesse anche per le organizzazioni criminali di altre province, soprattutto in relazione al narcotraffico. Al riguardo, il 15 giugno 2020 la Guardia di finanza, coordinata dalla DDA partenopea, ha sequestrato195 quasi 3 tonnellate di hashish e un milione di pasticche di amfetamine, all’interno di un container proveniente dalla Siria e in sosta temporanea presso il porto di Salerno. Di assoluto rilievo, inoltre, un’altra operazione, nell’ambito dello stesso procedimento penale, che è stata conclusa sempre dalla Guardia di finanza il 1° luglio 2020 con il sequestro in area portuale di n. 3 container riconducibili a una società svizzera di Lugano, al cui interno erano stipate 14 tonnellate di amfetamine in pasticche con il logo “captagon”. Anche nel traffico di T.L.E. e di rifiuti, il porto di Salerno risulta vulnerabile non solo alle condotte illegali della criminalità organizzata ma anche a quelle poste in essere da funzionari e pubblici ufficiali infedeli. In proposito, particolare rilievo assume l’indagine della Guardia di finanza, svolta nell’aera doganale dello scalo salernitano e conclusa nell’ambito dell’operazione “Tortuga”196 il 5 maggio 2020 con l’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di 69 indagati, tra cui funzionari e spedizionieri doganali, operatori portuali, avvocati, sanitari, impiegati statali, ritenuti responsabili, a vario titolo, di contrabbando di T.L.E., peculato, corruzione, traffico internazionale di rifiuti, ricettazione, accesso abusivo, emessa dal GIP del Tribunale di Salerno il 24 aprile 2020, nei confronti di n. 38 persone responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di arma da guerra, lesioni, danneggiamento seguito da incendio ed estorsione. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati, complessivamente, kg. 64 di hashish, kg. 3 di cocaina, gr. 300 di eroina, n. 4 pistole con munizionamento e n. 1 doppietta alterata a canne mozze con munizionamento.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Salerno, hanno avuto origine nel 2018 da una segnalazione dell’OLAF – Ufficio Europeo Antifrode – relativa ad un sospetto contrabbando di tabacco per narghilè in transito per il porto di Salerno e apparentemente destinato in Marocco. In particolare, è stato accertato che oltre 5 tonnellate dei T.L.E. erano state fittiziamente registrate in uscita dall’Ufficio doganale salernitano e immesse illecitamente nel mercato italiano con un’evasione dei diritti doganali stimata in oltre un milione e 200 mila euro. Sono emersi accordi corruttivi finalizzati alla predisposizione di controlli fittizi sulle merci sottoposte a verifica sia dal punto di vista amministrativo sia da quello sanitario. Nel corso delle indagini è stato, inoltre, accertato un traffico internazionale non autorizzato di rifiuti, ad opera di n. 2 spedizionieri doganali e n. 7 cittadini africani, con il conseguente sequestro di oltre 60 tonnellate di rifiuti anche speciali, nonché di oltre mille pannelli fotovoltaici e accumulatori di energia elettrica stipati in container destinati in Africa.
Sul territorio di Vietri sul Mare permane la presenza di soggetti riconducibili alla famiglia APICELLA dedita allo spaccio di stupefacenti e alle estorsioni. I comuni della costiera amalfitana, pur se non manifestamente interessati da sodalizi endogeni, non si sottraggono tanto alle dinamiche di infiltrazione nell’economia sana (in particolare nel settore turistico-alberghiero) tipiche della criminalità organizzata, quanto alle condotte corruttive da parte di pubblici amministratori. Al riguardo, il 5 giugno 2020 la Polizia di Stato di Salerno ha arrestato, nella flagranza del reato di concussione, il sindaco di un comune della costiera amalfitana resosi disponibile a regolarizzare una pratica amministrativa a fronte di compenso in denaro.
Nel Comune di Cava de’ Tirreni, immediato entroterra della costiera amalfitana, confinante con i comuni dell’agro nocerino-sarnese, permane l’influenza criminale dello storico clan BISOGNO, sebbene recenti inchieste abbiano evidenziato l’operatività di una sua articolazione rappresentata dal gruppo ben strutturato degli ZULLO. In tale ambito, il 3 febbraio 2020 la DIA ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare197 nei confronti di n. 5 soggetti, uno dei quali contiguo proprio al gruppo ZULLO, responsabili di usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso in danno di un operatore commerciale salernitano.
Nel medesimo contesto e quale sviluppo investigativo dell’operazione “Hyppocampus”198 del settembre 2018, il 27 marzo 2020, la DIA ha eseguito il decreto di sequestro preventivo199, per equivalente, di beni immobili e autovetture intestati a un professionista di Cava de’ Tirreni e alla consorte collegati a pregiudicati vicini al clan ZULLO e coinvolti in attività usurarie ai danni di un imprenditore edile locale. Sempre nel citato ambito, il 22 giugno 2020 la DIA ha anche eseguito la confisca200 di n. 2 aziende operanti nel settore della panificazione e rapporti finanziari – per un valore complessivo stimato in 2 milioni di euro – riconducibili a un soggetto organico ai citati ZULLO.
Nella Valle dell’Irno, in particolare nel comune di Mercato San Severino, a seguito del vuoto criminale provocato dalla disarticolazione di un gruppo riconducibile ai GRAZIANO di Quindici, è confermata l’operatività del gruppo DESIDERIO il cui promotore, originario di Pagani, attraverso sodali della zona si è imposto quale referente locale per le attività estorsive ai danni di commercianti e per i traffici di stupefacenti. Nei centri limitrofi di Baronissi, Fisciano e Lancusi, interessati dalla presenza di importanti insediamenti commerciali e del vasto indotto che ruota intorno al polo universitario, è attivo il clan GENOVESE che esercita ancora, nonostante sia stato interessato da diverse iniziative giudiziarie, una influenza criminale sul territorio.
Nell’Agro nocerino-sarnese, dove storicamente, hanno avuto origine sodalizi di tipo camorristico che hanno inciso sensibilmente sulle dinamiche criminali della Campania, si è assistito, nel corso degli anni, alla scomparsa di alcuni di essi e alla nascita di nuovi gruppi spesso guidati da soggetti aventi un consolidato spessore criminale acquisito in anni di pregressa militanza in storici clan. Nonostante l’incisiva e costante azione di contrasto delle Forze di polizia e della magistratura e la svolta collaborativa di esponenti di vertice dei vari sodalizi, la presenza criminale nel territorio ha mantenuto un’incidenza che, oltre alla pressione estorsiva e usuraia e alla gestione del traffico di stupefacenti, si è insinuata profondamente nel regolare funzionamento degli Enti territoriali e dei Comuni dell’area condizionandone l’attività.
Più nel dettaglio, il tessuto delinquenziale di Nocera Inferiore, sensibile all’influenza di clan attivi nei limitrofi Comuni napoletani, si mostra estremamente fluido e dagli equilibri incerti. Sebbene nel territorio le risultanze investigative confermino l’operatività dello storico clan MARINIELLO, agiscono autonomamente anche soggetti emergenti, dediti allo spaccio di stupefacenti e a reati predatori realizzati talvolta con azioni intimidatorie eclatanti.
Ad Angri, la collaborazione con la giustizia dei vertici dello storico clan NOCERA-Tempesta ha determinato una rapida evoluzione in seno alla criminalità organizzata locale che ha visto, di conseguenza, il tentativo da parte di giovani leve di imporsi nel controllo delle attività illecite anche con il sostegno di sodalizi attivi nei limitrofi Comuni dell’entroterra vesuviano determinando una precarietà negli equilibri. Sintomatico, in proposito, è il tentato omicidio del congiunto di un imprenditore attivo nel settore della sanificazione, esponente di spicco del clan, avvenuto il 25 maggio 2020. Le successive indagini hanno portato, il 30 maggio 2020, 200 Decreto n. 12/20 Racc. Decr. (n. 4/20 RMSP), emesso il 15 giugno 2020 dal Tribunale di Salerno.
Il 23 gennaio 2020 a Baronissi (SA), un esponente della famiglia GENOVESE è stato ferito da numerosi colpi di arma da fuoco. Come i GALASSO, LORETO, NOCERA, DE VIVO, MARINIELLO, VISCIANO e altri. Il 16 gennaio 2020, a Nocera Inferiore, i Carabinieri hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto (n. 244/2020, convalidato, il 20 gennaio successivo, dal GIP del citato Tribunale con l’OCCC n. 244/2020 RGNR- 297/2020 RG GIP) nei confronti di un esponente del nucleo familiare del clan PIGNATARO, figlio del capoclan, ritenuto responsabile di rapina aggravata e spari in luogo pubblico. all’identificazione e al fermo di indiziato di delitto di n. 2 soggetti i quali avrebbero agito dopo aver rivolto al sanificatore una richiesta estorsiva.
A Pagani i FEZZA-D’AURIA PETROSINO sono stati colpiti nella loro operatività dalle diverse inchieste degli ultimi anni corroborate dalla scelta di collaborare con la giustizia intrapresa da alcuni affiliati. Possono tuttavia ancora contare su una notevole forza militare e su ingenti disponibilità economiche derivanti dall’usura, dalle estorsioni e dal traffico di stupefacenti, vantando una fitta rete di collaborazione con altri sodalizi campani. L’attuale assetto criminale vedrebbe un’evoluzione degli equilibri interni con l’affermazione criminale del gruppo DE VIVO che, unitamente ai FEZZA, potrebbe rimarcare la propria vocazione imprenditoriale in pregiudizio dei D’AURIA PETROSINO attualmente soccombenti.
A Sarno permane l’operatività del clan SERINO, esercitata in maniera estremamente silente, al fine di preservare quelle condizioni di assoggettamento e di omertà nella gestione delle attività illecite orientate nella distribuzione di videopoker, nella governance di scommesse on-line e in altri campi dell’imprenditoria. Nel territorio in disanima, senza evidenziare contrasti con l’indiscussa leadership del citato clan SERINO, si conferma la presenza di affiliati al gruppo PARLATO-GRAZIANO, collegato al sodalizio irpino GRAZIANO di Quindici (AV), dedito ad attività estorsive e all’infiltrazione negli appalti pubblici mediante ditte collegate.
Nel comprensorio sarnese prosegue tuttavia una situazione di instabilità criminale, come emerso, l’11 marzo 2020 in occasione dell’incendio di un deposito di stoccaggio e trasformazione di materie plastiche provenienti dalla raccolta differenziata per il recupero energetico, riconducibile a una società facente capo al congiunto di un esponente del disciolto cartello, denominato NUOVA FAMIGLIA, ucciso a Sarno nel settembre 2005.
Nei comuni di San Marzano sul Sarno e San Valentino Torio a seguito di defezioni determinate dalle diverse operazioni di polizia giudiziaria succedutesi negli anni e dalle varie collaborazioni con la giustizia, il clan ADINOLFI e il gruppo alleato IANNACO risultano oggi completamente disarticolati. Il conseguente “vuoto di potere” camorristico lascerebbe ampio spazio di manovra ad altre consorterie provenienti dalle vicine province di Napoli e Avellino, ovvero a nuove leve dedite alla commissione di reati in genere che, pur non essendo contigue a contesti di camorra, operano in modo organizzato al fine di ricavare illeciti profitti dalla commissione di estorsioni e dal traffico di stupefacenti. Analogamente, nei comuni montani di Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara, continuano a operare soggetti affini allo storico clan SORRENTINO, affiancati anche da elementi strettamente riconducibili alle organizzazioni camorristiche attive nei comuni di Pagani e di Nocera Inferiore.
Il Comune di Scafati, per la sua posizione di confine tra la provincia di Salerno e quella di Napoli, rappresenta un importante crocevia per la conduzione di traffici illeciti e di alleanze strategiche tra gruppi criminali operanti a livello interprovinciale, in particolare, nel traffico di sostanze stupefacenti.
Nel territorio mantiene un ruolo egemonico il clan LORETO-RIDOSSO nonostante vertici e gregari siano stati destinatari di misure cautelari personali detentive. Nel contesto, è confermata anche la presenza dello storico clan MATRONE che, attraverso propri affiliati e grazie al sostegno dei sodalizi della vicina area vesuviana e stabiese – quali i CESARANO di Pompei, i D’ALESSANDRO di Castellammare di Stabia, gli AQUINO-ANNUNZIATA di Boscoreale e i GALLO di Torre Annunziata – è attivo principalmente nel traffico di droga e nelle estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori della zona. Tuttavia, prosegue una situazione di instabilità criminale nell’intera area di riferimento in cui trovano sempre più spazio piccoli e autonomi gruppi dediti alla commissione di reati contro la persona e il patrimonio nonché impegnati nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti206.
La Piana del Sele che è interessata dalla presenza di un aeroporto, da importanti insediamenti produttivi della filiera agroalimentare, ad esempio nel settore caseario, nonostante non registri gruppi criminali operativi va attentamente monitorata per evitare l’insorgere di attività da parte della criminalità organizzata. A Eboli ove, fino agli anni ’90 operava in piena egemonia il clan MAIALE completamente debellato da indagini giudiziarie e da collaborazioni con l’AG, più di recente vi sono stati tentativi di ricostruzione del sodalizio grazie alla ricomparsa sulla scena criminale locale di esponenti già condannati per la loro appartenenza alla NUOVA CAMORRA ORGANIZZATA ritenuti in grado di riprendere il controllo del territorio attraverso le tipiche manifestazioni criminali delle estorsioni, delle rapine, dei traffici di stupefacenti, del riciclaggio e dell’usura.
Permane a Battipaglia l’operatività criminale del clan PECORARO-RENNA (storica espressione della NUOVA FAMIGLIA), nonostante si siano verificate, nel tempo, fratture interne ad opera di alcuni affiliati che hanno costituito autonomi gruppi criminali (TRIMARCO, FRAPPAOLO e GIFFONI). Uno dei suoi punti di forza è rappresentato dalle alleanze con i sodalizi napoletani dediti in prevalenza al traffico di stupefacenti, all’usura, alle estorsioni, all’infiltrazione nelle attività economico-produttive della zona e degli appalti pubblici mediante significative ingerenze nella pubblica amministrazione locale. Nel contesto dell’operazione “Sarastra” del 2016, oltre all’arresto del Sindaco pro-tempore del Comune di Scafati e di esponenti di vertice del clan LORETO-RIDOSSO per scambio elettorale politico-mafioso, ci fu nel 2017 lo scioglimento della citata Amministrazione comunale per infiltrazioni della criminalità organizzata nelle attività dell’Ente. In merito, il 3 maggio 2020 ignoti hanno fatto esplodere un ordigno artigianale dinanzi ad un negozio di abbigliamento, danneggiandone l’ingresso, riconducibile alla madre di una donna, arrestata nel gennaio 2020 per traffico e spaccio di stupefacenti. Inoltre il 16 maggio successivo, un incendio ha danneggiato un deposito industriale di materiale di imballaggio.
Attualmente, pur assistendo alla mancanza dei leader storici, grazie ai risultati investigativi scaturiti dalle indagini coordinate dalla DDA di Salerno, i PECORARO-RENNA continuano ad evidenziare fervore operativo attraverso nuove leve, i cui compiti prioritari sono rivolti al reperimento di risorse per il sostegno alle famiglie degli associati detenuti gestendo affari illeciti tipici (traffico di droga, estorsioni e riciclaggio), nonché allo scopo di riaffermare la propria leadership nella zona. Una conferma si rinviene nell’operazione210 conclusa, il 19 giugno 2020 dai Carabinieri a Salerno, nei comuni di Acerno, Battipaglia, Olevano sul Tusciano, Vietri, a Montella (AV) e a Firenze, a carico di n. 22 soggetti, ritenuti contigui al clan PECORARO-RENNA, responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso e della transnazionalità, favoreggiamento personale, falsità materiale ed ideologica commessa dal pubblico ufficiale ed altri reati. Le indagini hanno documentato l’esistenza di un’associazione dedita allo smercio di cocaina, hashish, marijuana e amnesia, principalmente nell’abitato di Acerno (Sa). L’influenza mafiosa del sodalizio nel territorio era declinata attraverso minacce gravi, tra cui incendi e altri atti intimidatori mirati ad allontanare la concorrenza. Contestualmente sono stati sottoposti a sequestro preventivo alcuni autoveicoli utilizzati dai corrieri per il trasporto dello stupefacente.
Nell’area che comprende i comuni di Bellizzi, Pontecagnano Faiano, Montecorvino Rovella e Montecorvino Pugliano permane l’operatività del clan DE FEO (storicamente legato alla NUOVA CAMORRA ORGANIZZATA), che può contare sulla recente scarcerazione di uno dei capi storici del sodalizio. Una conferma della rinnovata vitalità del sodalizio e della inedita alleanza criminale con il clan PECORARO-RENNA (in passato acerrimo rivale) si rinviene in recenti inchieste giudiziarie le quali ne hanno confermato l’operatività in comune accordo per la gestione monopolistica del traffico di cocaina su parte della provincia salernitana.
Ad Agropoli, comune che delimita il confine tra la Piana del Sele e l’area del Cilento, permane l’attività criminale della famiglia di nomadi stanziali MAROTTA, dedita ai reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di stupefacenti e al riciclaggio di capitali illecitamente accumulati. Inoltre, risultano attivi anche pregiudicati locali nel campo delle estorsioni e dell’usura, come è emerso in seno ad un’indagine dei Carabinieri che, il 1° febbraio 2020, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di n.2 soggetti, padre e figlio, autori di varie condotte usuraie ed estorsive in pregiudizio di imprenditori e commercianti della zona.
Nel comprensorio di Capaccio Paestum sono tornati operativi storici personaggi già legati, con ruoli di rilievo, alla NUOVA CAMORRA ORGANIZZATA, tra i quali Giovanni Marandino, esponente apicale dell’omonimo clan. Come attesta l’operazione, conclusa nell’ aprile 2019, nei confronti di esponenti di vertice e sodali delle tre consorterie per l’omicidio di un imprenditore agricolo di Battipaglia, affidato dai PECORARO-RENNA a un esponente del clan CESARANO, poi organizzato ed eseguito da n. 2 elementi del clan MALLARDO. La presenza nel territorio in esame di soggetti riconducibili ad articolazioni camorriste dell’hinterland napoletano è corroborata dai recenti arresti di latitanti, esponenti di rilievo affiliati a clan dell’area stabiese e partenopea. Al riguardo, il 30 gennaio 2020, all’interno di una villetta di Capaccio, i Carabinieri hanno rintracciato e tratto in arresto un elemento di spicco del clan CONTINI, latitante nell’ambito della complessa inchiesta “Cartagena” della DDA di Napoli conclusa nel giugno 2019.
Nel Medio e Basso Cilento, pur non rilevandosi la presenza di organizzazioni criminali, la particolare vocazione turistico-ricettiva localizzata soprattutto nella fascia costiera, espone l’area al possibile reinvestimento di capitali illeciti. Il comprensorio risulta oggetto di attenzione da parte di pregiudicati napoletani in relazione al traffico e allo spaccio di stupefacenti soprattutto durante il periodo estivo, affiancati da piccoli gruppi criminali autoctoni dediti anche questi allo spaccio. Inoltre, pur non emergendo, al momento, ingerenze e tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata in seno alle locali pubbliche amministrazioni, sono stati rilevati recenti episodi di corruzione di pubblici funzionari e amministratori locali.
Per la sua posizione geografica il Vallo di Diano è direttamente collegato al potentino attraverso la Val d’Agri dove insistono importanti giacimenti petroliferi con il connesso indotto estrattivo, nonché vicino alla parte settentrionale della Calabria, dove operano ‘ndrine fortemente influenti anche nell’area in esame. Le attività investigative condotte dalle Forze di polizia hanno consentito di delineare uno scenario criminale che vede operativi nel territorio due gruppi criminali, i GALLO e i BALSAMO, originari di Sala Consilina, dediti al traffico di stupefacenti, alle estorsioni e all’usura.
Si ricorda, in proposito, il sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Salerno ed eseguito dalla Polizia di Stato nell’ottobre 2019, nell’ambito dell’operazione “118”, nei confronti dei legali rappresentanti di società impegnate nel Servizio 118 per il soccorso e trasporto di malati in convenzione con l’Azienda Sanitaria Locale salernitana. Il provvedimento ha riguardato beni strumentali di diverse associazioni di volontariato con sede legale a Capaccio, Agropoli, Acerno e nel comune napoletano di Pompei, nonché conti correnti e depositi bancari intestati a una società con sede in quest’ultimo comune.
L’OCCC n. 1718/2011 RGNR-37959/2015 RG GIP-206/2019 OCCC, emessa dal GIP del 30 aprile 2019 nei confronti di n. 126 soggetti, esponenti dei clan CONTINI, LICCIARDI e MALLARDO, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso e di altri gravissimi reati. Connessioni operative tra clan napoletani e pregiudicati salernitani sono emerse anche nell’ambito dell’inchiesta “Tufò” della DDA di Napoli, già descritta nel paragrafo dedicato alla città di Napoli, ove uno dei narcotrafficanti, residente a Salerno, è risultato in contatto con gli AMATO-PAGANO di Scampia per l’approvvigionamento degli stupefacenti (OCCC n.15130/16 RGNR-639/19 OCC, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli).
Nel maggio 2019, nell’ambito dell’operazione “Kamaraton”, i Carabinieri hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di n. 11 soggetti, facenti parte dell’Amministrazione comunale di Camerota fino al 2017, tra i quali l’ex sindaco, ex consiglieri e funzionari comunali, responsabili a vario titolo di corruzione, peculato, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, appalti truccati e distrazione di denaro pubblico. Altro episodio legato al fenomeno della corruzione, è quello confluito in un’altra indagine dei Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania, che, nel maggio 2019, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di n. 4 soggetti – n. 1 imprenditore e n. 3 funzionari dei Comuni cilentani di Cannalonga, Castellabate e Torchiara – ritenuti responsabili, a vario titolo e in concorso, del reato di istigazione alla corruzione in danno del responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Pollica, finalizzata all’aggiudicazione di un appalto per il rifacimento della rete fognaria del predetto Comune. La famiglia GALLO è collegata a esponenti delle cosche MUTO di Cetraro (CS) e VALENTE-STUMMO di Scalea (CS). Indagini pregresse hanno documentato l’esistenza di una dipendenza gerarchica dei GALLO dai MUTO nelle attività legate al narcotraffico.