Il libro di Luca Fiscariello dal titolo “I sogni dei bambini sono gratis” – amicolibro – è un’emozione che affiora e si espande gradualmente.
L’autore nasce a Napoli nel 1973; nel 1995 vince un concorso per Sottufficiali dell’Aeronautica Militare che lo porterà in giro per l’Italia lontano dalle proprie radici che ritroverà a Capoterra, in Sardegna, dove vive attualmente.
Se cambiare risulta faticoso è anche l’occasione per arenarsi, il tempo necessario, nella sabbia dei ricordi e ritrovarsi a osservare il cammino che si è percorso per poi riprenderlo.
È quello che accade all’autore, durante l’imminente trasloco dei genitori nella capitale, quando ritrova in una scatola i suoi quaderni con i temi scritti in quinta elementare e ritorna il bambino che era. Con un pizzico di malinconia, quegli scritti impongono una sospensione temporanea del futuro che corre veloce e l’inizio di una testimonianza sugli anni di un’infanzia riposta negli angoli della memoria.
Istantanee di vita racchiuse nelle parole semplici e chiare, come solo quelle dei bambini riescono a tratteggiare, che accompagnano il lettore nell’atmosfera degli anni ’80, che osservati da adulti segnano la linea di confine tra il periodo del benessere e quello del mutamento. Anni che riecheggiano nel brano di Raf “Cosa resterà degli anni’80” e raccontano di un’epoca di transizione.
L’autore è quel bambino che rivive gli umori condivisi in quell’appartamento ormai spoglio e rivive nelle descrizioni riportate in quei temi, fotogrammi di una storia vissuta inconsapevolmente, dove l’Enciclopedia de “I Quindici”, il Manuale delle Piccole Marmotte, Boka e Nemecsek, la nuova Polaroid 1000, i Lego, il gioco “Subbuteo” ripropongono il quotidiano della generazione dei cinquantenni di oggi.
Una generazione che usava le parole in modo semplice e veritiero, perché le bugie avevano le gambe corte in pomeriggi che sapevano di spensierata noia e ogni particolare o incontro diveniva l’occasione da prendere al volo per cambiarne il corso.
I colori dell’infanzia non sbiadiscono mai, come le amicizie che “coltivate da bambini ti segnano dentro” e raccontano aneddoti in una Napoli sempre vivace, dove il Natale era più intenso e i sogni dei bambini erano gratis, perché “il denaro non ha mai mischiato le carte con la purezza.
La casa è la culla dei ricordi e ogni trasferimento interrompe itinerari sempre alla ricerca di nuove sponde dove lasciare germogliare nuovi frutti carichi di vita, ed è quello che Fiscariello narra con delicatezza e un po’ di mestizia, fino a quando la Bella ‘mbriana, lo Spirito della casa nella credenza popolare dei napoletani, sembra sussurrargli l’ultimo saluto prima che la porta d’ingresso si chiuda definitivamente sul tempo dei ricordi.