Non è solo incapacità, come ormai traspare in bella evidenza anche nella regioni della super efficienza. C’è anche del dolo, del marcio nella gestione della pandemia. Quando tutte le procure si muoveranno, cominceremo a sapere esattamente quello che sospettiamo: qualcuno ne ha approfittato, a tutti i livelli. Qualche procura in realtà già s’è mossa e ben ha fatto. Determinati conti non tornano, dalle mascherine in poi e forse dai morti in poi. Certe cose vanno dette e scritte, pur nella consapevolezza che l’emergenza è ancora in corso e che la guerra va ancora vinta. Ma siamo stati abituati, come Sistema Italia, a subire torti e furti proprio nell’ora dell’emergenza (terremoti e calamità varie insegnano). Non solo: cominciare adesso a indagare seriamente su ciò che di strano e storto è accaduto nell’ultimo anno solare, in grande e in piccolo, dallo Stato ai Comuni passando per le Regioni, magari farà scattare l’allarme preventiva sulla cascata di quattrini in arrivo dall’Europa nei prossimi anni. Vigilare, sorvegliare, indagare: verbi fondamentali, da coniugare con lo sforzo unanime di chi ha la coscienza a posto.Il rapporto dell’associazione antimafia Libera riassume dati, fatti, intercettazioni, che disegnano un quadro chiaro su come la criminalità organizzata abbia già cominciato a trarre profitto dall’emergenza. Numeri raccolti e rielaborati che restituiscono un affresco dell’emergenza dal punto di vista criminale. Don Ciotti: “Covid e clan fatti l’uno per l’altro. È quanto risulta da questo rapporto, una fotografia inquietante del grado dell’infezione mafiosa ai tempi del Covid”. Quindi il virus fa felici le mafie. Ma felici anche gli approfittatori, i politici di basso livello, determinate aziende, certamente alcuni manager. Ora più di prima c’è il dovere morale di restare con la guardia alzata.
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