L’arcobaleno più spettacolare si può vedere quando metà del cielo è ancora scuro per le nuvole di pioggia e l’osservatore si trova in un punto con il cielo pulito sopra. Ecco, noi vogliamo arrivare a quel tipo di arcobaleno, per metterci alle spalle tutto: le zone gialle e quelle rosse, persino quelli verdi e bianche, ma anche le mezze aperture, le mezze chiusure, i mesi buttati via e sottratti alla vita, gli abbracci e i baci mancati, gli amici non visti, gli stadi non vissuti, i teatri non frequentati, i cinema non bazzicati.
E’ tempo di pensare alla crisi dell’anima, che non riempirà le prime pagine come quella sanitaria e nemmeno intaccherà la fatale supremazia di quella economica.Il cielo pulito sopra: forse abbiamo semplicemente bisogno di questo per dimenticare le tante nuvole di pioggia che caratterizzano, da troppo tempo, i nostri giorni. L’equilibrio tra movida e silenzio, tra assembramento e solitudine, tra chiasso e moderazione, è difficile da trovare e da definire. Magari c’è una dimensione interiore che ci aiuta a trovarlo ma non ad esprimerlo compiutamente nelle nostre azioni quotidiane, che pendono ancora da una parte, eccesso di paura o eccesso di faciloneria. L’equilibrio tra cicale e formiche, tra lusso e tirchieria, tra esibizionismo e povertà. Mica è facile. Ma torniamo al punto di partenza, al cielo pulito sopra almeno per metà. L’osservatore ci spinge a provarci, da lì si vede tutto diversamente e si capisce che persino la parte scura, quella delle nuvole di pioggia, va vissuta con forza e voglia di rivedere alla svelta la parte pulita.