Oggi ci sarà l’Assemblea d’Istituto on line, al termine della quale, gli Studenti Rappresentanti verranno a scuola perché, a seguito delle giornate di formazione con Amnesty International, parte sostanziale dei percorsi di Educazione Civica, installeremo la sagoma di Patrick Zaki a grandezza naturale, posta “a sedere” ad un banco all’ingresso del Liceo, in ideale vicinanza alla Pietra d’Inciampo che abbiamo dedicato nel 2019 allo studente del Mali, annegato per conquistare la libertà. Appena ieri sono annegate 130 persone senza che nessuno li salvasse, nel silenzio di tutti.
La libertà è una parola vuota, se non si agisce quotidianamente, per questo parliamo di Liberazione: la liberazione è un processo faticoso, la libertà è uno slogan pericoloso, quando si abusa della parola per nascondere nuovi totalitarismi.
Senza la Resistenza non ci sarebbe , oggi, l’assemblea d’istituto, ricordiamolo sempre, ricordiamolo insieme, con le parole di Piero Calamandrei, uno dei Padri della Costituzione.
“Dietro ogni articolo di questa Costituzione o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Quindi quando vi ho detto che questa è una Carta morta: no, non è una Carta morta.
Questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità”
Processato nel 1947 per crimini di Guerra (Fosse Ardeatine, Marzabotto e altre orrende stragi di innocenti), Albert Kesselring , comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, fu condannato a morte. La condanna fu commutata nel carcere a vita. Ma già nel 1952, in considerazione delle sue “gravissime” condizioni di salute, egli fu messo in libertà. Tornato in patria fu accolto come un eroe e un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore.
Pochi giorni dopo il suo rientro a casa Kesselring ebbe l’impudenza di dichiarare pubblicamente che non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che – anzi – gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli… un monumento.
A tale affermazione rispose Piero Calamandrei, con una famosa epigrafe, dettata per una lapide “ad ignominia”, collocata nell’atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di protesta per l’avvenuta scarcerazione. L’epigrafe afferma:
25 Aprile 1945
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
Più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
EZILDA PEPE- DIRIGENTE SCOLASTICO LICEO MANGINO PAGANI