L’ex premier Conte, difendendo Fedez, scrive “Nessuna censura”. Benissimo, ma l’appello contro la censura non deve valere solo a sostegno di una determinata categoria.
Non mi pare che certi esponenti politici si siano strappati le vesti quando sono stati chiusi i canali YouTube o social di comuni cittadini o dei giornalisti indipendenti. O quando, nell’ultimo anno, la mannaia della censura si è abbattuta con furia contro tutti coloro che esprimevano pacatamente una qualche forma di dissenso.
La libertà di pensiero, informazione ed espressione deve essere garantita a tutti i cittadini, non solo ai paladini del politicamente corretto, ma deve valere anche per tutti coloro che il sistema lo criticano, rispettando la Costituzione.
Altrimenti abbiamo alcuni animali che sono “più uguali” degli altri e si va a corrente alternata: un giorno la censura è etica e costruttiva per difendere la comunità dalla disinformazione, il giorno dopo è ingiusta e cattiva.
Il rischio è quello di diventare schizofrenici e di abbracciare inconsapevolmente il “bipensiero” orwelliano.
In “1984” il bipensiero indica una sorta di autodissociazione mentale, attraverso la quale i membri del Partito si impongono di ritenere vera una cosa o un’idea, anche se quest’ultima dovesse risultare in palese contrasto con la realtà (come, per esempio, che 2 + 2 fa 5).
Esattamente quello che sta accadendo oggi. La pancia dell’opinione pubblica va dove soffia la propaganda e finisce per legittimare misure liberticide e per sdegnarsi se queste rischiano di ritorcersi contro i rappresentanti del pensiero unico.