Recensione a cura di Agostino Ingenito. A Salerno, è andata in scena la Tosca “urbana” della ripartenza. Ha funzionato, e con gran successo, la sperimentazione del Verdi di Salerno che, per le prescrizioni anticovid, si è innovata, mettendo in scena opere liriche e concerti in contesti alternativi – Ma c’è di più nell’esperimento salernitano che tenta di afferrare una contemporaneità utilizzando schemi adattabili a linguaggi ed immagini correnti. E così la teatralità del melodramma italiano pucciniano esce dai silenzi di questi mesi nel chiuso di un
teatro e si fa urbana e popolare cosi come l’aveva immaginata quel libretto di Giacosa ed Illica che puntavano ad estremizzare sentimenti di passione, gelosia e dramma e quella rivoluzionaria italianità che il maestro toscano riuscì ad imprimere in una composizione musicale e corale dai forti e chiari connotati anti sistema. E’ apparso inaspettato e sorprendente il bell’ adeguamento al Parco dell’Irno, un parco pubblico della città, tra scene smontabili e iconiche, orchestra tra le aiuole e cantanti a loro agio tra un pubblico attento e caloroso malgrado il contesto. Ben giocate le luci e la regia a cura di Renzo Giaccheri che riesce nell’intento di adattarsi al contesto ed imponendo più freschezza e rapidità nei passaggi degli attori, catturando un pubblico che non ha mai abbandonato il posto neppure durante lo smontaggio delle scene, armoniose, iconiche e pratiche dell’esperto Alfredo Troisi che non manca di cogliere sfumature empiriche nei costumi di scena in cui colore, identità giocano un ruolo predominante. Bello e chiaro il richiamo romano con le cupole di Sant’Andrea della Valle e di San Pietro all’atto finale, come per quell’Angelo dell’antica fortezza di Castel Sant’Angelo. Certo l’anfiteatro aperto del Teatro Ghirelli, immerso nel Parco dell’Irno non sono le Terme di Caracalla o l’Anfiteatro antico di Taormina o di Pompei, eppure i rumori del traffico o del fragore del fiume Irno non pare aver distolto il pubblico intervenuto all’appuntamento estivo del Verdi che ha messo in scena una Tosca smart.. Gli arrangiamenti sartoriali del direttore Daniel Oren, ben riescono nell’intento, alla guida di un’orchestra, quella filarmonica del Verdi, che non fa sbavature, e ben si adegua al guizzo, e slanci fulminei del direttore ormai salernitano d’adozione. Ben armonizzato il coro diretto dal maestro Tiziana Carlini, che solo in un passaggio al secondo atto sovrasta, rendendo poco udibile e chiaro il dialogo tra i personaggi. Incantano le voci bianche, dirette da Silvana Noschese, ed una in particolare, che ben si armonizza prima dell’ultimo atto. I cantanti in scena dimostrano di essere a loro agio sul palcoscenico che quasi sfiora il pubblico. Buono l’audio che definirei immersivo come per un musical. I dialoghi a volte ne perdono tra azioni troppo corte ma l’esperienza dei cantanti, come per la bella e convincente prova di Maria Josè Siri, decisamente una Tosca vivente, per l’eccezionale e veristica
compenetrazione nel personaggio e con una voce in grado di ben adeguarsi anche a circostanze complicate come per alcuni delicati passaggi nei dialoghi sia con il tenore Azer Zada che incanta e convince il pubblico salernitano per il suo dinanico “Mario Cavaradossi”, come per l’esperiente baritono Roberto Frontali, in uno “Scarpia” autentico ed efficace. Piace il basso Carlo Striuli nel suo Angelotti, come pure è una certezza il “sagrestano” il basso baritono Angelo Nardinocchi. Convincono ed apprezzati dal pubblico lo “Spoletta” interpretato da Francesco Pittari, lo “Sciarrone” di Maurizio Bove e l’intervento del “Carceriere” Massimo Rizzi. Il pubblico salernitano premia l’esperimento urbano del Verdi alla continua ricerca di un equilibrio innovativo in grado di dialogare con le diverse generazioni. Bravi tutti, peccato per i mancati bis pure richiesti per il Lucean le stelle e il Vissi d’arte, forse entrambi costretti dai tempi recitativi e di adattamento scenico. Applausi lunghi e ripetuti.
TOSCA
Opera lirica in tre atti
Su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, dal dramma Tosca (1887) di Victorien Sardou
Musica di Giacomo Puccini
Prima rappresentazione: Teatro Costanzi, Roma, 14 gennaio 1900
Direttore d’Orchestra, Daniel Oren
Regia e luci, Renzo Giacchieri
Maestro del Coro, Tiziana Carlini
Scene e Costumi, Alfredo Troisi
Maestro del coro di voci bianche, Silvana Noschese
Mario Cavaradossi, Fabio Sartori (7)
Azer Zada (9-11)
Floria Tosca, Maria Josè Siri
Cesare Angelotti, Carlo Striuli
Il Barone Scarpia, Roberto Frontali
Spoletta, Francesco Pittari
Sagrestano, Angelo Nardinocchi
Sciarrone, Maurizio Bove
Un carceriere, Massimo Rizzi
Un pastore, Sabrina Pisapia/Maria Concetta Casciano
ORCHESTRA FILARMONICA “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO
CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI SALERNO
CORO DI VOCI BIANCHE DEL TEATRO “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO
Nuovo Allestimento Del Teatro “Giuseppe Verdi” Di Salerno