RECENSIONE – Con Amen, uno “spettacolo in forma di concerto per voci ed elettronica”, Massimo Recalcati presenta al Campania Teatro Festival frammenti del suo avvicinamento al mondo del teatro. Il noto psicoanalista, con grande capacità di interessare e intrigare il pubblico televisivo, partendo dal suo vissuto personale, dal dolore personale, condivide visioni e approcci alla vita e alla morte. Partono, infatti, da alcuni episodi della sua vita le parole di Massimo Recalcati interpretate da tre figure, la Madre (Federica Fracassi), il Figlio Enne2 (Marco Foschi), il Soldato (Danilo Nigrelli) accompagnati dalla chitarra elettrica di Paolo Spaccamonti ed i suoni live electronics Gup Alcaro. Con la regia di Valter Malosti.
Tutto inizia da Recalcati stesso che, in un video, presenta il suo percorso, il suo perché del testo, il suo appuntamento da sempre agognato, ma fin ora mancato, con il teatro. Da buon psicologo spiega con la sua fascinosa dialettica quel che poi nella performance dopo diventa parola complessa, poetica, graffiante, ritmo. Tutto parte dal suo vissuto di bambino nato prematuro e dato per spacciato, dove la scienza viene sconfitta dalla fede nella vita.Una dimensione che rimanda al coraggio del soldato, letterariamente identificato (fa riferimento alle sue letture di ragazzo sergente nella neve di Mario Rigoni Stern e Uomini e no di Elio Vittorini), che va avanti passo dopo passo nonostante la neve, come la vita che resiste alla tentazione di lasciarsi cadere nella neve.
Si parte dunque dal biografico, dall’esigenza dell’io di elaborare un percorso personale per cercare di toccare le corde di tutti. E ci riesce, se pure in questa fase incompleta, tanto da far scappare qualche spettatore. Il dolore graffiante della madre, nel primo pezzo, viene messo in scena nel contrappunto ritmico tra il violento mondo medico, freddo, distaccato, cinico e il senso di smarrimento di chi non vede in un figlio solo un mucchietto di ossa, una scatola di vetro e spera nel pur assurdo gesto di un battesimo che è anche un’estrema unzione. Nel passo dopo passo, nel giorno dopo giorno, nel punto di non contatto tra amore e morte, tra divino ed eterno riposo in pace Amen. La vita vive oltre, se decide, come nel coraggio del soldato, nel coraggio di crescere e risolvere conflitti nella ricerca di luce, nella trasformazione di amore, nel coraggio di compiere un passo dopo l’altro, come un battito dopo l’altro. Le parole consapevoli dei tre personaggi vivono in prima persona la terribilità della situazione e trovano solo nella parola Amen, un potenziale, il richiamo insondabile tra vita e morte attorno a cui ruota l’angoscia dell’umano. Ed è l’Amore, l’altro elemento, quello che permette di andare oltre le graffianti parole, recitate con tono impostato, lette nel cupo a cui fa eco il colore altrettanto cupo e graffiante della musica, che sembra forzare la gabbia della parola e impadronirsi del senso.
Recalcati fa la sua lezione sulla vita e sull’amore ricordando che è nell’attimo presente che tutto si condensa, che ogni energia si attiva, nel concentrarsi senza paura in questo ora che è l’unica certezza. Esorcizza il tema tabù della morte, che lo accompagna da sempre, e pone un primo tassello per uno spettacolo che verrà. Intanto, se pur in questo sospeso, questo percorso fa riflettere, continuando sulla scena quello che fa nella vita di psicologo. Dà valore di universale al suo caso umano, riporta all’essenza il vissuto per elaborarne le forme.