Non è l’Italia dei Guelfi e dei Ghibellini. E’ un’Italia, quella scesa nelle piazze, comprese quelle di Salerno e Napoli, completamente diversa dallo schizzo di colore sempre attribuitale. E’ l’Italia ribelle, che non sopporta le imposizioni. Ha sopportato nei mesi scorsi, tragici e pesante, tanti divieti, che hanno avuto effetti visibili nelle tasche ma anche nelle menti. Ora ha deciso di dire basta, di non gradire il “rigor mortis” di Draghi mentre pronuncia parole pesantissime, in stile completamente diverso dal “dialogante” Conte che entrava nelle nostre case con cortesia ed eleganza. Draghi vi entra come un caterpillar, senza rendersi conto dei danni che produce. Aumenta la divisione sociale, aumenta la rabbia di chi vuole sentirsi libero anche in pandemia. Dove sono finiti i commercianti che chiedettero e ottennero solidarietà al tempo delle prime chiusure ? Ora sono soddisfatti del tesserino chiamato “green pass”? Non sono da etichettare semplicemente come proteste “no vax” quelle delle ultime ore. Ormai anche gli osservatori critici cominciano a capire. Qui in gioco c’è ben altro: i diritti garantiti da anni di battaglie, la possibilità di muoversi liberamente, la violazione di varie norme della costituzione. Molto si muove in questi giorni, l’Italia rinasce non con la primula ma col garofano anarchico e pacificamente ribelle: resistere, resistere, resistere ad ogni imposizione, ad ogni regola che ci pare non in sintonia con la carta dei diritti e con le tavole di una legge non solo morale.
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