Pompei apre a tutti nuovi tasselli della sua misteriosa poesia di passato nascosto e ingabbiato nelle viscere della terra. Dopo averle viste in video, in documentari, in foto le nuove scoperte dei recenti scavi della Regio V sono visitabili. Anche se in maniera controllata. Dal 12 agosto è possibile vedere le strutture tirate fuori dagli scavi nel cosiddetto cuneo, realizzati per una necessità di ridurre la pressione del terreno sulla strada sottostante. Siamo in quella che viene chiamata, visti i ritrovamenti, la via dei balconi. Qui sono state portate in luce due case e una popina. Pezzetto dopo pezzetto si sono composti puzzle di dimensioni nuove, ricche di indizi e informazioni. Un momento eccezionale visto che non si realizzavano scavi dagli anni ’60. Una politica di apertura e di condivisione che si può dire caratteristica delle scelte del neo direttore del Parco di Pompei Gabriel Zuchtriegel, in continuità con la visione del professore Osanna che ha diretto proprio gli scavi (oggi diventato direttore generale dei musei).
LA POPINA
Questo luogo dove si veniva a mangiare, con il suo bancone, i suoi dolia si può visitare tutti i giorni a partire dalle 12 alle 19, entrando da via di Nola-vicolo Cecilio Giocondo e uscendo dal vicolo delle Nozze d’Argento su via del Vesuvio. Possono attraversare questo pezzo di storia tutti, senza prenotazione, in una immersione nel passato riserva sorprese incredibili sia per la decorazione che per i dettagli, per la fedeltà dei colori. In questo spazio con un bancone sono stati trovati due corpi. Uno steso su un letto nel retrobottega con le osse in connessione anatomica, l’altro invece dietro il bancone ma con ossa sconesse. Il bancone ha conservato nel suo interno residui di cibo e di odori. Come quello del vino che, raccontano gli archeologi, ha invaso l’aria all’apertura delle anfore bloccate nel tempo. In un’anfora hanno ritrovato la presenza di fave che forse servivano probabilmente a schiarire il colore del vino. E poi dei residui di anatra e anche di altri animali mescolati. Da ovidi a pesci, insieme. Una dimensione che viene ben raccontata dalla bella decorazione pittorica sul bancone che contiene grossi vasi, i dolia: una nereide su un cavallo marino, una rappresentazione di una popina cioè un’immagine che racconta con dovizia di particolari come effettivamente era questo antico ‘fast food’ d’epoca, e poi dei volatili uccisi, un gallo vivo e un cane. Sono state trovate anche le ossa del vero cane, che non doveva avere la stessa stazza di quello rappresentato, ma certo la stessa fuzione di compagnia e protezione.
Questa popina si può vedere sempre perché è protetta dietro un vetro ma questo non ne sminuisce la bellezza. La struttura si colloca in una pizzetta con fontana, accanto a una grande immagine sacra di un serpente agatodemone con la pigna e le uova sul tavolo. Immancabile il fallo, rossiccio, di grande protezione e impatto e le iscrizioni elettorali.
LE CASE
Sulla strada, il vicolo dei balconi, chiamato così perchè son stai appunto trovati balconi, due case. La casa di Orione e la casa del giardino da cui sono emersi dati interessantissimi, dal 12 agosto ssono visitabili solo il pomeriggio dalle 16 alle 19 (ultimo ingresso ore 18,40), con accesso da via di Nola-vicolo Cecilio Giocondo e uscita dal vicolo delle Nozze d’Argento su via del Vesuvio. Una visione per piccoli gruppi, accompagnati dai dipendenti ales, che va prenotata sul sito www.ticketone.it (al costo di 1,50 euro).
La casa del giardino, in ristrutturazione da una parte ha stupito e coinvolto per la presenza di scheletri, forse ammassatisi per proteggersi in una stanza, per la bellezza di alcune decorazioni parietali ma dall’altra è la protagonista della scoperta famosa iscrizione che fa ridiscutere sulla data dell’eruzione: 16 giorni prima delle kalende di novembre, il 17 ottobre, cita il graffito in carboncino. Un’indicazione per una casa che stava in restauro e a cui probabilmente si riferisce l’iscrizione. Quindi, visto che è in carboncino, si presuppone sia dello stesso anno dell’eruzione, il 79.
Ma oltre da questa casa proviene il famoso tesoro della ‘fattucchiera’ e anche dei dipinti di gran pregio che rappresentano Adone e Venere, Venere pescatrice , Ercole. Un contrasto forte di bellezza e morte, tra scheletri e una macina riutilizzata per realizzare la calce, tra parole scritte e evanescenti tracce.
La casa di Orione è, invece, completamente decorata in primo stile, che qui si può ammirare nella bellezza dei vividi colori. E poi in un’ala e in un cubicolo sono presenti due mosaici, un unicum per Pompei. Rappresenterebbero due momenti della vita di Orione, che si trasforma in costellazione. Orione cacciatore di animali strani e Orione che si trasforma in costellazione, che vive una metamorfosi, dal cui corpo fuoriesce l’anima (rappresentata dalla farfalla). Due immagini a cui il proprietario di casa doveva tenere molto, visto che ha fatto aggiungere questi due mosaici in un secondo momento.
La strada tra le due case pure riserva notizie interessanti. Era in rifacimento. E poi all’esterno è stato trovato anche un corpo, che rilancia un’immagine forte: forse provava a scappare dopo essere uscito a livello del balcone già completamente riempito di lapilli che, come hanno capito i vulcanologi grazie a questo scavo, doveva cadere a un ritmo di 15 cm l’ora.