Dicono che non dovranno indossare il burqua e che potranno continuare studiare. Lo dicono loro, i talebani, alle donne che schiavizzeranno ancora.
Lo promettono questi cavernicoli che hanno rimesso i loro piedi di piombo e di fango sulle bandiere libere e sui sogni leggeri dei voli degli aquiloni. Lo dicono senza paura e senza vergogna, questi uomini tremendi che temono persino il canto puro e gentile degli uccelli.
Dicono anche che perdonano tutti, proprio loro che non dovrebbero essere mai perdonati da nessun Dio che abita nei cieli
Dicono anche che garantiranno la pace. Lo affermano senza temere nulla, questi talebani, proprio loro, la cui crudeltà stranota ha generato il termine che si attribuisce e si addice a chi è più selvaggio di tutti i selvaggi. Ora, che sono di nuovo al potere, non si vergognano dei crimini e dei misfatti che metteranno in campo di nuovo. Non provano orrore per le sofferenze inflitte e che infliggeranno nei giorni di fuoco che verranno. Le assurde menzogne enunciate con la vittoria in mano e con il mitra elevato al cielo meriterebbero di essere incenerite da una tempesta di lapilli, sotto cui seppellire anche loro ed i loro deliri.
Ma noi sappiamo che mentono. Ed è per questo che temiamo i venti oscuri che percorreranno di nuovo fra i monti e le dune del loro Paese. Sappiamo che gli strazi stravolgeranno le carni e le anime di un popolo inerme.Sappiamo che milioni di pupille sanguineranno guardandosi intorno. E il tempo futuro, sarà inghiottito in un lampo, nel passato.