E’ ancora polemica in città per i cassonetti bianchi, collocati in varie arterie del territorio, stracolmi di indumenti e rifiuti di vario genere non idonei a tale modalità di conferimento. Le strutture in metallo, site nei pressi della Circumvesuviana, del Giudice di pace, di scuole elementari, della stazione ferroviaria ed altre aree di riferimento della città del monte Saro, continuano a deturpare il decoro urbano e a causare non pochi problemi di igiene e pulizia, specie durante il periodo estivo. Nelle settimane scorse, considerato il perdurare di tale sgradevole situazione, il Comune di Sarno aveva provveduto a far rimuovere alcuni dei cassonetti. Nonostante ciò, accanto alle rimanenti strutture metalliche, restano ancora indumenti abbandonati e disseminati per le strada, creando sconcerto tra i cittadini. Sulla gestione e la raccolta degli abiti usati, nello specifico, è ancora in corso un appalto con il “Pezzamificio Cennamo” di Orta di Atella, nel casertano. La ditta incaricata nell’anno 2017 dal Comune di Sarno, la quale si aggiudicò la gara di appalto offrendo il doppio degli altri partecipanti, ha un contratto in scadenza nel 2022. Spesse volte, però, la raccolta degli indumenti non avviene nei tempi e nei modi pattuiti con l’Ente municipale e i manufatti tessili restano a giacere in strada per mesi interi.
Sulla questione è intervenuto il consigliere comunale di minoranza Walter Giordano “In una città civile certe scene non dovrebbero presentarsi. La condizione di degrado che coinvolge le zone in cui insistono i contenitori per la raccolta degli abiti usati è imbarazzante- ha esordito il consigliere della Lega- Per quale motivo non viene effettuata la raccolta da parte della società affidataria del servizio? Che senso ha, a questo punto, tenere in vita tali punti di raccolta se l’unica conseguenza è la creazione di vere e proprie mini discariche a cielo aperto, con tutti i rischi igienico-sanitari che ne possano conseguire? Ahimè la parola decoro sta sparendo del tutto dal vocabolario della città di Sarno, lasciando il posto al termine incuria”.