Non è il tempo delle novità e neppure delle sperimentazioni. Per questo Zeman conferma in blocco la squadra vista a Latina, col solo cambio forzato di Garattoni per lo squalificato Martino e il rilancio di Merola per Di Grazia in avanti. Fa caldo allo Zac, 30 gradi a fine settembre sono un imprevisto di cui si farebbe volentieri a meno, specie per una squadra che fa della corsa e dei ritmi sostenuti una delle sue armi principali. E infatti il Foggia non brilla, pur manifestando un predominio territoriale evidente. Novellino si piazza con un 4-2-3-1 che è più un 4-4-1-1 perché i due esterni alti si piazzano in linea con i due mediani e raramente spingono. Basta e avanza per soffrire il giusto, anche perché la manovra rossonera è lenta e frammentata. I tanto agognati scambi sullo stretto e i tagli centrali delle punte esterne continuano a essere una rarità. Nel tridente, il più in palla sembra Merola, il cui furore agonistico si spegne però molto presto. Sue le prime conclusioni verso la porta. Più incisiva la prima (ben lanciato in verticale da Petermann) che costringe Sarri al rifugio in corner, innocua la seconda. In generale, la manovra tende a svilupparsi di più sulla sinistra, dove i rossoneri possono beneficiare del brio di Gallo – ancora una volta il più positivo -, un po’ meno del contributo di Curcio. Il dieci rossonero sbaglia tutto lo sbagliabile, spazientendo non poco uno Zaccheria che esplode quando al 35’ Ferrante gli confeziona un rigore in movimento che il capitano rossonero ciabatta malamente.
Esplosione di frustrazione accentuata dall’improvviso vantaggio delle ‘vespe’, nell’unica sortita offensiva del primo tempo, nata da un fallo laterale. Sciacca buca l’anticipo, lo scambio veloce manda in porta Panico che gela Alastra. Vantaggio imprevisto e reso ancor meno meritato dalla doppia clamorosa occasione che al 25’ capita ai rossoneri, con Sciacca che prima centra il palo sugli sviluppi di un corner, poi si ritrova il pallone sul destro che spara in porta trovando ancora un attento Sarri. Tuttavia, l’eccessivo premio per gli stabiesi non cancella le criticità dei rossoneri.
SECONDO TEMPO – Come contro la Turris, la reazione rabbiosa del Foggia c’è. Stavolta Zeman non cambia uomini, ma cambia la squadra che alza ulteriormente il baricentro, spingendo soprattutto sul proprio versante di destra dove la catena Garattoni-Rocca-Merola trova spazi e occasioni. Manca, come al solito, il guizzo vincente. I due centrali gialloblu (l’ex Tonucci e Cinaglia) dominano sulle palle aeree, mentre negli scambi palla a terra la fretta spesso ha la meglio sulla qualità. Epperò, il gol arriva comunque, a un passo dal 20’. Lo firma Nicoletti, che si ritrova il pallone dal limite e scarica un bolide che si insacca sotto il sette alla sinistra di Sarri. Riesplode lo ‘Zac’, stavolta di gioia. E solo a quel punto Zeman decide di cambiare, affidandosi a Ballarini (per Gallo) e Di Grazia (per Ferrante), con Curcio che va a fare il centrale. Ma la partita del 10 rossonero non si aggiusta neppure con il cambio di posizione. Il Foggia continua a spingere soprattutto sulle corsie dove Garattoni e Nicoletti mettono in mezzo tanti palloni interessanti, ma senza qualcuno ben piazzato a raccoglierli. Novellino chiama in causa Evacuo, salvo poi inserire Troest per Stoppa, quando capisce che la squadra non può sostenere quattro giocatori offensivi.
FOGGIA (4-3-3) Alastra; Garattoni, Sciacca, Girasole, Nicoletti; Gallo (20’st Ballarini), Petermann, Rocca; Merola (41’st Merkaj), Ferrante (20’st Di Grazia), Curcio. A disposizione: Volpe, Markic, Di Pasquale, Vigolo, Garofalo, Di Jenno, Tuzzo. All. Zeman
JUVE STABIA (4-2-3-1) Sarri; Donati, Tonucci, Cinaglia (40’st Caldore), Rizzo; Altobelli, Berardocco (21’st Squizzato); Bentivegna (21’st Evacuo), Schiavi (14’st Scaccabarozzi), Stoppa (40’st Troest); Panico. A disposizione: Lazzari, Maresca, Davì, Della Pietra, Lipari, Esposito. All Novellino
Arbitro: Luciani di Roma 1
Assistenti: Cerilli e Vettorel di Latina
Marcatori: 23’pt Panico (J), 19’st Nicoletti (F)