Angela Colangelo, Presidentessa del Centro “Auser M. Giuliano” di Salerno non è più tra noi dal mese di agosto di quest’anno.
Ho avuto il piacere di conoscerla e poi di intervistarla più volte per la promozione delle numerose iniziative del gruppo “giovani dentro”, come ero solita definirli, che nella sede salernitana in via Portacatena avevano istituito la roccaforte di un’umanità intenta a valorizzare la fase della vita più tenera e allo stesso tempo più volitiva.
I numerosi corsi di pittura, poesia, gli incontri con autori, le mete culturali, le serate trascorse insieme a disquisire di ogni cosa potesse celebrare la vita, trovavano sempre in Angela il motore propulsore.
L’associazione che presiedeva era la sua vita, i soci la sua famiglia accanto a quella propria. Mi aveva spiegato l’importanza di quel luogo per chi aveva sperimentato il vuoto della solitudine e, a volte, quello della depressione, e in quegli spazi aveva ritrovato un nuovo interesse per l’esistenza condivisa.
Angela aveva una voce energica e mi manca. Mi ha introdotto nel mondo degli anziani e mi ha offerto spunti di riflessione importanti: l’età adulta va condivisa, perché è necessario esprimere quelle energie che altrimenti andrebbero sprecate e diventerebbero le nemiche principali che risucchiano nel buio una vita che continua a pulsare.
Mentre scrivo, ho davanti il dipinto che Angela mi donò con slancio quando ebbi modo di apprezzarne i colori e fui rapita dall’immagine della giovane che scruta il mare, culla della piccola imbarcazione che ha appena lasciato la riva, e chissà cosa sta pensando con le mani appoggiate in grembo.
La terraferma come la stabilità della vita e la spuma del mare come il flusso dei pensieri che agitano la mente pronta a immaginare nuovi lidi da scoprire.
La malattia l’aveva spaventata, ma la voglia di credere di poter ripartire no.
Angela desidero ricordarti così.