Il riscatto del lavoro 0 dei suoi figli opra sarà: o vivremo del lavoro o pugnando si morrà. Quanta nostalgia, canaglia persino, per il canto dei lavoratori. Ora di lavoro non si vive: si muove. Numeri incredibili, al punto da spingere Draghi ad intervenire ed a promettere immediate nuove norme. Si muore sul lavoro a nord e a sud, sui cantieri e sulle autostrade, sui tetti e sulle impalcature.
Per il presidente del Consiglio “c’è l’esigenza di prendere provvedimenti immediatamente, subito, entro la settimana prossima”. “Poi ci sarà un piano più ampio e strutturale sui nodi irrisolti ma intanto bisogna intervenire subito”, ribadisce Draghi, ricordando che “lunedì c’è stato un incontro con i sindacati molto costruttivo perché stiamo tutti sulla stessa linea di discussione e di pensiero su politiche economiche e non economiche”.
Draghi cita “alcune delle strade su cui pensiamo di intervenire”. Innanzitutto “pene più severe e immediate” e poi “collaborazione interna alla fabbrica e all’azienda per l’individuazione precoce delle debolezze in tema di sicurezza sul lavoro”. Il premier ricorda l’intervento del presidente Carlo Bonomi all’assemblea di Confindustria con l’accenno a “comitati di lavoratori e impresa. Questa è una strada perchè chi sta sul campo avverta immediatamente” laddove ci siano debolezze nella sicurezza.
“I lavoratori che parteciperanno a questa operazione non sono responsabili di nulla: questo è un aumento del monitoraggio della sicurezza senza allargare la responsabilità dei lavoratori”. Conclude Draghi. “Vorrei ringraziare i sindacati per il loro sforzo sia propulsivo che costruttivo”.
Speriamo non sia parole di circostanza, dovute magari anche sentite ma solamente dovute. Mentre è pacifica la condivisione di obiettivi come il rafforzamento della prevenzione e della formazione, o l’accelerazione delle assunzioni di nuovi ispettori del lavoro, il vero cambio di passo dell’esecutivo consisterebbe nella «revisione e potenziamento delle norme sanzionatorie da applicare a seguito delle ispezioni, e nella la costituzione di una banca dati unica delle sanzioni applicate». Si tratta del giro di vite sulle imprese (anticipato da Repubblica) allo studio al ministero del Lavoro e che, secondo quanto riferito dai sindacati, prenderebbe la forma del decreto legge.
Oggi, compresi i casi di incidenti gravi, al di là dei sequestri del macchinario da parte della magistratura la sospensione dell’attività complessiva dell’impresa scatta solo in caso di recidiva, cioè se la medesima persona fisica è stata sanzionata nell’arco dei cinque anni precedenti. Ma vista la cronica incomunicabilità (strutturale e territoriale) tra i vari organi ispettivi, verificare eventuali precedenti è molto complicato.