In base alla esperienza di ex cronista di giudiziaria, posso già dirvi come finirà l’inchiesta della Procura sul sistema Salerno che ha visto coinvolto un assessore regionale, impiegati pubblici e i clientes portavoti che per quei curiosi contrappassi storici si chiamano Zoccola. Si allungheranno i tempi, si punterà alle prescrizioni e alla fine i danni per le persone saranno limitati, a parte un po’ di gogna di questi giorni sui media e sui social.
Non a caso De Luca, politico di lungo corso ha dichiarato: speriamo di non ricevere scuse fra dieci anni quando tutto sarà finito.
In effetti è una illusione che una azione giudiziaria possa ripulire l’ambiente, l’ho avuta anche io nel 1992-3, salvo poi comprendere con la maturità che la magistratura si muove con logiche simili a quelle della politica e che un blocco sociale non cambia opinione per qualche avviso di garanzia. Anche perché nella vecchia cultura comunista di cui fanno parte tanti De Luca boys provenienti dalla Fgci (Federazione Giovani Comunisti Italiani), negli anni ’70 la galera era messa in conto come rischio della passione politica. E il cerchio magico comprende infatti i leader di due grandi sezioni dl Pci, quelle che operavano nei quartieri Calcedonia e Pastena.
Del resto, Greganti docet.
A questo aggiungiamo un deficit cronico della magistratura campana, ossia procedere per pentitismo più che per indagini patrimoniali come avveniva nel rito Ambrosiano. Questione di mentalità, ma anche di pochi mezzi e scarsa propensione istruttoria sulla formazione di veri patrimoni non giustificati dallo stipendio pubblico o sul fatto che Salerno sia una lavatrice a cielo aperto con società provenienti da altre province mentre i commercianti e i locali storici della città sono in ritirata. In una economia sana, dovrebbe essere esattamente il contrario.
Il punto chiave della questione, così come emerge dalle intercettazioni è la miseria morale dei protagonisti, la loro cafonaggine, il loro italiano zoppicante e zoccoleggiante, la loro incredibile capacità di fare squadra e di entrare nella vita delle istituzioni coinvolgendo persino gli autisti. Sempre gli stessi, da anni e anni. Questa miseria etica, voti in cambio di soldi, soldi in cambio di voti, ha avuto due conseguenze: la prima è che Salerno è fra le dieci città più tassate d’Italia con servizi di bassa qualità. E si capisce perché: se non vengo giudicato in base ai risultati perché impegnarsi? La seconda è la fuga dalla città: in venti anni quasi ventimila salernitani, pari a quasi il 20% della popolazione, sono fuggiti.
Il motivo è che non c’è spazio per la meritocrazia se hai rapporti con gli enti pubblici mentre la città è diventata praticamente invivibile per quattro mesi l’anno grazie al festival della cafonata chiamata Luci d’Artista che d’artista non sono in quanto si tratta di luminarie riciclate. Nei restanti otto mesi, tutto è difficile per i residenti i cui diritti sono ridotti al lumicino: riposare tranquillamente la notte, parcheggiare dopo aver pagato per stare nelle strisce blu, vivere senza essere infestati da scarafaggi e zoccole.
Il motivo è che il blocco sociale che sostiene questo potere che sta tentando di trasformare la Campania in una monarchia e Salerno in un principato ha le sue radici in una economia da socialismo reale: centinaia di persone campano le famiglie grazie al Comune, alle municipalizzate e alle cooperative amiche (l’audio ne è una testimonianza esemplare). In pratica Salerno città ha una economia simile a quella dell’ex Germania Est in cui quasi tutto dipende dalla mano pubblica. L’unica impresa è quella dei palazzinari. Naturalmente il consenso non è maggioritario perché in realtà il sindaco è stato rieletto con il 35% degli aventi diritto, in una elezione in cui ha votato appena il 63% e la percentuale è passata dal bulgaro 70% al 57%. Ma si tratta, secondo la lezione leninista, di una minoranza ben organizzata ed è questa la chiave del successo di questa autocrazia post comunista che consente di giocare agli oppositori fra De Luca e Delukascenko sui social.
Questo sistema si finanzia con le tasse ai cittadini e i proventi del cemento che divora continuamente spazi verdi della città distruggendola con palazzoni orribili in riva al mare. Pochissimi costruttori si sono arricchiti diventando di fatto i padroni della res pubblica. Se anche fosse tutto legittimo, è orribile. Questo è il punto.
Il risultato è un crollo della qualità della vita e della qualità dell’aria e del mare come da più parti si denuncia. Non sarà una inchiesta a smantellare questo blocco, sostenuto da ex democristiani transitati per Forza Italia pronti a salire sul carro del vincitore e dalla stessa Curia che ha organizzato una vergognosa messa di stile sudamericano per celebrare una Piazza non Collaudata che si chiama Libertà ma dove è proibito tutto, compreso portare le biciclette a mano.
Questo blocco potrà implodere solo se salta il bancomat del Comune ed è qui che si gioca la partita vera per la sopravvivenza di questo gruppo di potere. Serve un urgente ripascimento, continui interventi della Regione a sostegno delle sagre di paese. Ma soprattutto si aspetta la pioggia di soldi che viene dall’Europa. Il nodo politico è tutto qui.
Quello giudiziario ha portato alla luce un’etica pari all’estetica delle Luci che stanno montando: orribile.