All’improvviso le piazze si sono risvegliate. Un risveglio che appare ad alcuni inutile e, peggio ancora, fastidioso.
Le parole di Carlo Freccero, noto volto televisivo e massmediologo oltre che accademico italiano) nell’editoriale pubblicato su l’AntiDiplomatico lasciano il segno in quanti hanno osservato, negli ultimi due anni, un Paese immobile circondato da venti di ribellione.
I portuali di Trieste sono l’espressione di un’Italia che combatte per contrastare quella considera una discriminazione intollerabile perpetuata ai danni dei lavoratori.
I lavoratori non hanno preso neppure in considerazione il tentativo di trattativa organizzato dal governo con l’ausilio dei sindacati, sempre più spesso in accordo con il potere, che avrebbe assicurato loro la possibilità di svendere il principio su cui si basa laloro lotta, alla logica del vantaggio, accettando l’offerta di tamponi gratuiti solo per loro.
L’imbarazzo del governo trapela e mostra il limite di un sistema che non riesce neanche a contenere il perpetuarsi di atteggiamenti strategici finalizzati all’esercizio di pratiche consolidate nel tempo, ma non per questo accettabili.
I portuali hanno scritto: “Siamo venuti a conoscenza che il governo sta tentando di trovare un accordo, una sorta di accomodamento, riguardante i portuali di Trieste (…) Noi come portuali ribadiamo con forza e vogliamo che sia chiaro il messaggio che nulla di tutto ciò farà sì che noi scendiamo a patti fino a quando non sarà tolto l’obbligo del green pass per lavorare, NON SOLO PER I LAVORATORI DEL PORTO MA PER TUTTE LE CATEGORIE DEI LAVORATORI”.
Freccero aggiunge: “Rispetto a tutto questo, la dichiarazione dei portuali di Trieste ci giunge da un’altezza stratosferica. (…) Ci insegnano che la resistenza non nasce da interessi individuali, ma da un problema di principio che, in questo caso, ha per oggetto il green pass nel suo significato discriminatorio.
La discriminazione non si combatte arroccandosi su posizioni corporative”. (…) Di fronte agli influencer coi tacchi, la superiorità morale dei portuali di Trieste, si impone e genera rispetto e ammirazione. Eppure gli influencer coi tacchi sono oggi l’espressione di una certa sinistra che ha dimenticato i lavoratori”.
La solidarietà sociale ritorna ad essere un valore condiviso e stride con l’atteggiamento di chi, a vario titolo, ha mostrato di essere favorevole a comportamenti che nulla hanno a che vedere con il mutuo soccorso.
Il virus fa paura, ma ancor di più il disinteresse per il prossimo. Che insegnamento stiamo dando ai più giovani che assistono a discussioni che mirano a salvaguardare solo l’interesse personale?
Siamo animali sociali e non animali economici, per troppo tempo ce ne siamo dimenticati.