Probabilmente si è tolto la vita, si sarebbe lanciato nel vuoto dal quarto piano di un palazzo del quartiere San Marco di Castellammare di Stabia. Dal palazzo dove viveva sua madre. N. era di mezza età, oltre i cinquanta, viveva a Roma ed era tornato da pochi giorni a casa dalla sua famiglia d’origine. Un corpo senza vita spalmato a terra, all’ingresso del parcheggio del palazzo, senza speranza per il balzo. Sconvolto il quartiere incredulo è rimasto a guardare all’ingresso del cancello del garage, e si chiedeva se fosse tornato apposta. Proprio per quell’ultimo gesto. O forse no. Forse i pensieri, gli equivoci, gli strascichi di una depressione. Che fosse premeditato o no, il gesto estremo, l’ultimo e terribile saluto alla madre.
Invano dopo buoni venti minuti sono arrivati polizia e poi ambulanza, ma invano. La polizia ha fatto il sopralluogo di rito, ha verificato e immaginato una dinamica. Probabile suicidio, l’ipotesi più accreditata. Mentre il quartiere del San Marco, dove si trova l’abitazione, tarda a riprendersi dopo le urla violente e ripetute dei familiari, dopo il rumore del tonfo. Le ipotesi si affacciano nella mente di tutti. Qualcuno parla di un gesto legato alla crisi del Covid, qualcuno proprio non si spiega come sia possibile anche perché lo conosceva come una persona piuttosto equilibrata. Lascia una famiglia a Roma, una famiglia in città e molto sbigottimento. Un’immagine, un dolore, una gesto, premeditato o no, ma violentissimo e forte che difficilmente si può dimenticare.