A proferire queste parole nei confronti della moglie, un uomo di San Gregorio Magno, finito davanti ai giudici di Salerno con l’accusa di violenze e maltrattamenti nei confronti della moglie.
A raccontare quanto avveniva nell’abitazione dei due coniugi, nelle scorse ore, davanti ai giudici del collegio della terza sezione penale del tribunale di Salerno, un amico dei due, tra i supertestimoni delle violenze che si verificavano quotidianamente.
Inseguimenti con l’autovettura, minacce, strattonamenti, schiaffi, pugni, violenze fisiche e psichiche che ogni giorno, per ben 25 anni, un uomo di 49 anni, operaio di professione, avrebbe messo in atto nei confronti della moglie, una donna di 46 anni, entrambi residenti nella cittadina di San Gregorio Magno. Litigi che spesso, stando ai racconti degli amici dei due, si sarebbero estesi anche nei confronti della figlia della coppia che, stanca di subire violenze psichiche dal padre, avrebbe tentato il suicidio.
Storie di violenze e maltrattamenti a cui la 46enne, assistita dall’avvocato cassazionista Vincenzo Morriello, ha messo fine, denunciando il marito ai carabinieri e alla Procura di Salerno, ottenendo così l’immediato allontanamento dall’abitazione dell’uomo, l’attivazione del “codice rosso” per le donne vittime di violenza e avviando la causa di separazione. A raccontare quanto avveniva tra i due, dentro e fuori le mura di casa, in queste ore quindi, i testimoni del processo, amici della coppia e della figlia.
“La sera – racconta uno dei teste ai giudici – quando lui rientrava a casa dal lavoro, durante la cena litigava a voce alta con la moglie, minacciandola e offendendola anche davanti agli ospiti, per poi abbandonare il tavolo e mettersi a letto. Altre volte – prosegue il racconto – le violenze erano fisiche. Lui impartiva ordini alla moglie come ad esempio, quello di sbucciargli la mela e quando lei non eseguiva quanto lui gli obbligava a fare, impugnava un coltello da cucina e si avvicinava alla signora, gridandole che l’avrebbe ammazzata. La donna – spiega il giovane incalzato dalle domande dei giudici – spaventata dal marito e dal coltello che il marito le puntava contro, anche davanti agli ospiti che erano seduti a tavola, cominciava a scappare e si rifugiava dietro la porta della cucina. Una situazione – racconta il testimone – che si ripeteva con molta frequenza tanto da spingere la signora e sua figlia, ad assumere psicofarmaci”.
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