”Spesso dei fenomeni criminali di grande rilievo e complessità è fornita una rappresentazione banalizzante e fuorviante. Una banalizzazione che riduce la questione criminale a una questione di ordine e sicurezza pubblica relegandola negli angusti confini della repressione, deresponsabilizzando il complesso delle politiche pubbliche che invece sono chiamate a fare da argine”. E’ la denuncia del procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, intervenuto al convegno ‘La città e la camorra – Napoli e la questione criminalità’ all’Università Federico II.
Secondo Melillo utilizzare la dicitura ‘infiltrazione mafiosa’ è ”fuorviante perché non siamo in presenza di un’emergenza ma di connotazioni strutturali economiche e sociali di questa città, della regione e di larga parte del territorio nazionale. La camorra – ha aggiunto – agisce come formidabile settore di alimentazione finanziaria e di mediazione dell’ordinario sistema d’impresa
”Se vogliamo creare sviluppo abbiamo la necessità di difendere la città dalle infiltrazioni soprattutto da quelle che penetrano nel tessuto economico creando diseconomie e danneggiando fortemente le imprese sane”. Lo ha affermato il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, intervenuto al dibattito. Il sindaco ha sottolineato che ”se da un lato c’è il tema delle infiltrazioni nell’economia dall’altro abbiamo la problematica della conflittualità che esiste in varie zone della città dove si riavviano anche faide e conflitti fra gruppi camorristici per la gestione degli affari illeciti. Pertanto bisogna essere sempre molto attenti ma le forze dell’ordine e la magistratura stanno operando al massimo livello”. Secondo Manfredi, elemento di preoccupazione deve essere ”l’assuefazione” al fenomeno criminale che rappresenta ”il grande male della città: per difendersi dalle infiltrazioni è fondamentale una cittadinanza attiva da parte di tutti perché spesso anche le piccole illegalità che tolleriamo sono indice di un’illegalità più diffusa. Perciò – ha concluso – penso che una città in cui si rispettino di più le regole è una città che di per sé ha gli anticorpi per difendersi dalla camorra”.
”Napoli è una città ferita dalla questione criminale che è anche questione educativa. Lo ha detto l’arcivescovo di Napoli Battaglia. ”Non bisogna più pensare e progettare in termini di assistenzialismo perché se aspettiamo che tutto venga da altri, nulla mai costruiremo per il futuro nostro e dei giovani né saremo capaci di opporci a chi con la forza della violenza vuole mangiare sugli appalti e organizzare il controllo del territorio. Occorre – ha ammonito Battaglia – un forte risveglio delle nostre coscienze, opponendoci alle richieste estorsive, denunciando l’usura, l’arroganza e le ingiustizie perché la prima mafia si annida nell’indifferenza, nella superficialità, nel puntare il dito senza fare nulla, nel girarsi dall’altra parte”. Da qui l’indicazione di don Mimmo della necessità ”di una purificazione politica ed economica. Le istituzioni devono essere accanto alla gente ascoltandola, non tagliando la spesa sociale ed evitando di trasformare le ferite della città in una cancrena sociale che la camorra utilizzerà per i suoi scopi. La politica deve dimostrare che lo Stato non solo attraverso l’impegno della magistratura e delle forze dell’ordine ma con gli investimenti e il lavoro. Non possiamo più rimandare il riscatto”, ha concluso.