Le perplessità permangono quando si legge su La Verità che mentre per gli italiani la campagna vaccinale prosegue senza sosta, Big-pharma adotta un diverso atteggiamento per gli ospiti dei campi profughi frenando sulle inoculazioni.
La motivazione risiederebbe nel fatto che in presenza di effetti avversi causati dalla somministrazione del vaccino, i profughi (per i quali la firma del consenso informato non è prevista proprio perché nella condizione di profughi) avrebbero la possibilità di procedere al ricorso non essendoci nessuna cautela per le case farmaceutiche in assenza di scudo legale.
I cittadini italiani, infatti, che si vaccinano firmano il consenso informato escludendo chicchessìa dal rispondere per eventuali effetti avversi; nel caso dei profughi le conseguenze di effetti contrari dopo la somministrazione del vaccino comporterebbero il rischio di dover provvedere ai rimborsi, e quindi Big-pharma arretra.
La logica che sottende il freno da parte della casa farmaceutica si ravviserebbe nel timore di spingere il pubblico a considerare i potenziali ricorsi la prova della non completa sicurezza dei vaccini.