Molto attiva la pagina Facebook di No vax chiamata “Nessuna correlazione”. Karma (“ben le sta”), una parola che torna spesso nei commenti di Instagram. E poi “non mi fa pena” , “non mi dispiace”.
Il resto del tempo lo passo a chiudere e aprire le dita della mano sinistra, l’unica soddisfazione che gli arti di quel lato mi hanno lasciato, e a imparare che emorragia non si scrive “emoraggia”. L’informazione mi è molto utile
quando, al quinto giorno di degenza, dopo che gli affetti stabili, gli amici stretti e i colleghi più vicini sono stati tutti abbondantemente allertati, decido che è il momento di scrivere dell’accaduto sulla mia pagina Instagram.
D’altronde avevo già completato una Settimana enigmistica, visto tutte le puntate arretrate di “The Morning Show” e del “Saturday Night Live”, e varie tipologie di personale sanitario – dagli Oss ai neurologi – avevano iniziato a dirmi che avrei recuperato serenamente il funzionamento di tutto il lato sinistro.
Tutto positivo, a parte la fisioterapista che mi aveva detto che, se il mio lavoro era la ricamatrice, forse avrei avuto qualche problema, il che miaveva gettato nel più totale sconforto, perché avevo scoperto in quel preciso istante che fare la ricamatrice era il più grande sogno della mia vita. Arrivato a questo punto qualcuno di voi potrebbe farsi qualche domanda. La prima è cosa ci fa questo racconto in prima pagina sul Foglio, e la risposta è che li bravi a Natale bivaccano lasciando così che noi, variante Omicron dei velleitari, ci diffondiamo senza freni.
La seconda è: se sei in ospedale con metà corpo che non si muove, perché dovresti metterti a scrivere sui social? Non sarebbe il caso di dirlo così, ma il post è un trionfo. Non che fosse l’obiettivo, ma i like sono migliaia già dopo poche ore, e quando alle 18 cospargo di olio e parmigiano le pennette in bianco della cena, il mio cellulare si riempie di messaggi carichi di affetto da parte di persone che conosco e perfetti sconosciuti, ondate di emoji di cuori, di “Torna presto”.
L’uso così smodato del telefono per ringraziare, mandare altri cuori e battute sagaci con la sola mano destra mi provoca un piccolo callo sul mignolo, che da solo regge il peso di un iPhone XR. Questa emorragia è un
effetto collaterale del vaccino? No. Non ho avuto una trombosi, è passato troppo tempo dalla mia ultima dose, che è stata con uno dei vaccini che non danno questo genere di effetti collaterali, e soprattutto la mia emorragia non
è un’anomalia rispetto alla norma di un reparto di neurologia. Lo scopro anche dai commenti che ricevo online: decine di storie di donne e uomini con zone del cervello che hanno iniziato a sanguinare per nessuna ragione apparente, ben prima del Covid, ben prima dei 40 anni.
“Scopro da una pagina Fa c eb o o k che ho avuto un a n e u ri s m a , termine finora mai usato in nessun referto”.
Il coro delle donne e i commenti singoli dei simpatici del complotto. Le persone in ospedale per un No vax sono lì per
una ragione sola: se la sono cercata col vaccino. Il vaccino è la minigonna, il male che ti è venuto è il molestatore sui mezzi
A 48 ore dalla pubblicazione del mio post, segnalare e bloccare No vax è l’attività che mi prende più tempo. C’è chi si augura che finalmente apriremo gli occhi sui danni che questi vaccini ci stanno facendo. I più gentili schiaffano la domanda “Che vaccino hai fatto?” senza aggiungere altro, altri pubblicano emoji di pecorelle e, inventandosi una diagnosi di sana pianta, si augurano che finalmente apriremo gli occhi sui danni che questi vaccini stanno facendoci. La maggior parte riporta l’espressione “nessuna correlazione” in varie formule: con il punto di domanda finale, con tre o più punti di sospensione, con l’emoji “faccina furbetta”. Qualcuno mi scrive che invece di parlare dei video che stavo guardando “dovresti chiederti come mai ti è successo…”, domanda che ovviamente non mi sono mai fatta e non ho mai rivolto a un neurologo finché Ladanysalcazzo non è venuta a farmelo presente su Instagram