“E che ogni azione anche politica non può essere all’insegna dell’indistinto, del contro, della rivendicazione, della critica o del malumore, della confusione di uomini e idee messi insieme un po’ così…, del posticcio, della vendetta o del caos. O del casino, se preferite. E che ogni idea o coalizione sarebbe per ciò solo inattendibile, disordinata, per quanto suggestivo possa spacciarsi il messaggio. Sarebbe ingannevole. Fuori ordine, confusionario, incoerente Per la città un guaio. Non liturgica e quindi “azione contro il popolo”. Per ciò solo da respingere.”
L’ennesimo post social di Torquato – che disse di non voler far più politica ma che continua ostinatamente a farla in ore alterne – fa capire quanto siano realmente importanti le prossime elezioni di maggio. Per quale motivo ? Possono far fuori, politicamente s’intende, chi per un decennio ha guidato la città cercando alibi per giustificare manchevolezze e in qualche caso fallimenti. La politica è anche “contro”, è anche “malumore”, è anche “coalizione” figlia del contro e del malumore (che qualcuno avrà pur generato o no ?). Meglio fermarsi con celebrazioni sempre più “auto”. Umanamente comprendiamo la difficoltà del distacco ma politicamente è diventato un ritornello da bugiardino sanitario. Le prossime coalizioni, secondo noi, vanno prese e giudicate senza badare al foglietto delle contro-indicazioni stilato dall’uscente per definizione. Altro che liturgia, qui si rischia giorno dopo giorno la demagogia (dal greco δημαγωγία per chi non lo ricordasse): in origine, arte di guidare il popolo; in seguito (già presso gli antichi Greci), la pratica politica tendente a ottenere il consenso delle masse lusingando le loro aspirazioni con promesse difficilmente realizzabili… Per il prossimo Natale, intanto, consigliamo una rigida separazione, con qualsiasi sindaco e coalizione, tra trono e altare.