Siamo tutti tesi. Spaventati da un nemico che è sempre pronto a sferrare l’attacco. Come possiamo difenderci? Certamente non scontrandoci reciprocamente, né lasciandoci stritolare dalla paura. Cosa fare in una fase di stallo in cui la fragilità di ognuno rischia di divenire il dramma di tutti?
Basta affibbiarci etichette: si vax, no vax, complottisti e via dicendo. Siamo tutti sulla stessa sponda in attesa di oltrepassare il guado. Sarebbe bello riuscire insieme a trovare un modo che ci riconduca all’idea di comunità che ci appartiene per tradizione. Eppure appare impossibile ritrovarsi in questo marasma di incertezza che il Governo non provvede a ridimensionare, ma pare alimentare.
Un Governo che si ciba della divisione sociale, ma che pianta carnivora è? E quale reale interesse dimostra verso i suoi cittadini?
Un governo in cui il premier guarda tutti, tranne i fedelissimi, dall’alto in basso; un “capo” che non sente il tremore del Paese che vacilla in una crisi economica imponente e le cui affermazioni non sono mai soggette a rettifica anche quando i fatti ne dimostrano l’inesattezza.
Un cavallo di razza, così è stato presentato, che corre in solitaria e lascia nella polvere i parlamentari che interpretano il ruolo di figuranti con lauto stipendio, mentre il paese si lacera in piccole e grandi battaglie.
Un paese allo sbando dove il terrore imbriglia ogni possibile reazione che testimoni l’essere popolo alla ricerca di una dignità svenduta da altri al potere di pochi.
La paura acceca, destabilizza, ipnotizza e inficia la capacità di valutare.
Alcuni esperti in televisione liquidano con arroganza chiunque mostri perplessità su quanto ascoltato sul vaccino salvifico, non importa quanti morti si contino per effetti avversi, non importa il ricatto subito dai medici, da tutti i lavoratori, perché l’obiettivo è vaccinare senza sosta tutti e non è prevista alternativa.
E chi ha dei dubbi? Non conta nulla, come non hanno rilevanza i freni di chi ha competenze mediche, ma non riesce ad esprimerle pubblicamente.
Nei salotti televisivi si concede spazio ai soliti o a personalità facili da sbeffeggiare, ma chi decide chi invitare e sulla base di quali conoscenze.
Un giornalista è competente nel suo ambito e in base a quale criterio scientifico decide di sposare una causa piuttosto che un’altra? Non si dovrebbe dare voce a quanti sono in grado di parlare di un argomento così importante come quello della vaccinazione indipendentemente dalle proprie convinzioni. Quali sono i criteri opportuni per porre su un palcoscenico mediatico un esperto e non un altro che ha altrettanto titolo per farlo?
I confronti sono sempre in un’arena dove c’è qualcuno che deve essere il vincitore e durante lo scontro il dileggio e l’offesa sono ripetuti a raffica.
Quante volte giornalisti noti al grande pubblico hanno dichiarato che non avrebbero mai ospitato nei loro salotti i cosiddetti no vax, inserendo nella categoria anche medici illustri che hanno perplessità scientifiche solo su questa tipologia di vaccini.
Un dubbio può esserci, e soprattutto lo si può esprimere senza subire insulti di ogni genere?
Nel mondo in cui credo, sono convinta si possa discutere diversamente e lavorare insieme per trovare il modo per uscire da questo tunnel di incomprensione. Forse bisogna costruirne uno nuovo.
Signori attenti, perché indietro non si torna.