SCUOLE: il decreto prevede che sia la struttura commissariale a fornire le mascherine al personale scolastico, che dunque riceverà le forniture (si spera) entro la ripresa delle scuole, fissata per la maggior parte degli istituti italiani lunedì 10 gennaio 2022.
E il resto del mondo lavorativo ? Di qualche ora fa è la notizia di un’intesa. La Struttura Commissariale e le Associazioni di categoria hanno raggiunto l’accordo per la vendita in farmacia di mascherine #FFP2 al prezzo calmierato di 75 centesimi di euro l’una. L’accordo sarà siglato a breve, e le adesioni saranno sottoscritte attraverso il sistema tessera sanitaria. L’accordo con FederFarma, AssoFarm e FarmacieUnite è stato raggiunto dalla Struttura Commissariale del generale Francesco Figliuolo, d’intesa con il Ministero della Salute e sentito l’Ordine dei Farmacisti.
In generale ci troviamo davanti a quello che la deputata tedesca Katja Kipping ha definito — in Baviera — come un’esclusione delle persone in difficoltà economica dalla vita pubblica, in relazione all’obbligo delle FFP2 per i trasporti pubblici e i negozi. La misura è stata introdotta nello stato tedesco a gennaio 2020 e ha riscontrato molte critiche, in quanto non teneva conto dell’impatto a livello sociale. Come evidenziato da Jonas Schmidt-Chanasit del Bernhard Nocht Institute for Tropical Medicine, l’obbligo delle FFP2 nella teoria risulta una buona idea. A differenza delle semplici mascherine chirurgiche, le FFP2 proteggono infatti sia chi le indossa che chi si trova nelle vicinanze. Uno studio pubblicato su Jama Internal Medicine ha dimostrato che questo modello raggiunge il livello di difesa più alto tra quelli in commercio. L’obbligo dell’utilizzo delle FFP2 in certi luoghi, afferma Schmidt-Chanasit, deve però essere integrato con un accesso gratuito a tali protezioni e una sensibilizzazione sull’uso corretto. Altrimenti l’efficacia ne risulta compromessa.
Il governo bavarese si è fatto carico delle critiche, mettendo inizialmente a disposizione, gratuitamente, 2 milioni di mascherine e inviando coupon per acquistare FFP2 nelle farmacie locali agli individui ad alto rischio. Nel Regno Unito invece il governo ha deciso di inviare dei test rapidi direttamente a casa di chi ne fa richiesta e non ha altro modo di ottenerli. Delle misure efficaci solo a breve termine, ma che vanno in una direzione che l’Italia potrebbe seguire. E che non riguarda solo le FFP2: negli ultimi giorni il discorso pubblico si è acceso anche sui tamponi, che con l’aumento dei casi sono diventati rapidamente introvabili — e un costo non indifferente per muoversi in un paese sempre più pieno di positivi, anche se non obbligatorio come le mascherine. A Roma alcuni centri hanno già adottato una politica del “chi più paga meno aspetta” per i tamponi: chi può permettersi di sborsare 140€ ha il risultato entro 4 ore, per tutti gli altri l’attesa sale.
La consapevolezza della classe politica italiana però sembra ferma. Lo scorso ottobre il paese si è spaccato sull’opportunità di offrire test gratuiti a tutti i lavoratori che ne avessero bisogno — specialmente quelli che avevano deciso di non vaccinarsi. Il governo aveva alla fine deciso di lasciare i tamponi a pagamento — anche se a prezzo calmierato — per spingere le persone a vaccinarsi anziché affidarsi ai test. Una mossa discutibile a livello etico e anche a livello pratico, visto che non si è rivelata particolarmente efficace: la percentuale di persone vaccinate non era salita dopo l’entrata in vigore del green pass obbligatorio sui posti di lavoro. Il segretario del Pd Letta all’epoca aveva addirittura paragonato l’eventualità di offrire tamponi gratuiti a un condono fiscale. Eppure una maggior diffusione dei test avrebbe garantito un miglior monitoraggio della pandemia: una prospettiva che avrebbe giovato al benessere collettivo.
Il nostro governo invece ha pensato ad un compromesso al ribasso: mascherine non gratuite ma a prezzi calmierati. Intanto cosa si può fare? Le mascherine FFP2 possono essere detratte nella dichiarazione dei redditi. Il procedimento però può essere insidioso: perché siano detraibili è fondamentale che su scontrino — o fattura o ricevuta — sia presente la dicitura “dispositivo di protezione individuale,” e che sul documento fiscale sia riportato il codice “AD”. Se questa dicitura non è riportata, bisognerebbe verificare se la singola mascherina è presente nell’elenco della banca dati dei dispositivi medici a disposizione sul sito del ministero della Salute — o, come estrema possibilità, abbia sia la marcatura CE sia la conformità alle direttive europee. Tutte cose a cui fare attenzione soprattutto se non si acquista la mascherina in farmacia.