Gli studiosi si sono concentrati sullo studio dell’età dei cristalli di granato, un minerale che si forma nel magma, che oggi si trova all’interno dei depositi vulcanici nella camera magmatica della crosta superiore del Vesuvio. Lo studio non esclude, comunque, che possano verificarsi nel frattempo altre eruzioni come quella della metà del Novecento. Si tratta, quindi, di un nuovo contributo scientifico che arricchisce la letteratura sul Vesuvio, ma non chiude il dibattito tra gli studiosi.
L’eruzione del Vesuvio potrebbe avvenire anche tra mille anni e non essere violenta. È uno degli scenari che emergono dallo studio del Politecnico di Zurigo, pubblicato su Science Advances il 12 gennaio scorso. Secondo i dati raccolti dai ricercatori, per un’eruzione devastante come quella del 79 dC narrata da Plinio il Giovane che portò alla distruzione di Pompei, occorrerebbe un periodo di quiescenza molto lungo, di secoli, rispetto all’ultima eruzione avvenuta nel 1944 che fu di bassa pericolosità, per consentire un sufficiente accumulo di magma del tipo esplosivo.
La ricerca, dal titolo “Garnet petrochronology reveals the lifetime and dynamics of phonolitic magma chambers at Somma-Vesuvius”, coordinata da Joern-Frederik Wotzlaw e Olivier Bachmann, entrambi dell’Eth di Zurigo, si è avvalsa della collaborazione anche dei ricercatori italiani Francesca Forni (Università di Milano) e Roberto Sulpizio (Università di Bari, sezione di Bologna dell’Ingv e Consiglio Nazionale delle Ricerche-Cnr).
Lo studio esamina quattro eruzioni del Vesuvio. La prima è l’eruzione avvenuta nel secondo millennio avanti Cristo, circa 3.950 anni fa, chiamata “delle pomici di Avellino”, a seguito del ritrovamento di depositi di pietre pomici nell’area irpina, considerata lo “scenario peggiore”. È quella considerata più potente: una vera catastrofe naturale che portò alla distruzione di diversi piccoli centri abitati nell’età del bronzo. La seconda eruzione è quella del 79 d.C. che seppellì Pompei ed Ercolano, durante la quale morì il famoso naturalista dell’antichità Plinio il Vecchio, raccontata poi dall’omonimo nipote, detto il Giovane. La terza eruzione è quella del 472 d.C., anche detta eruzione di Pollena, meno forte di quella del 79 dC. La quarta eruzione è quella dell’8.890 a.C., chiamata delle pomici di Mercato, un’eruzione più forte di quella del 472 d.C.