Gianni è volato via tra lo stupore generale. In pochi sapevano della sua malattia. Sarà una coincidenza, o forse non lo è, se n’è andato pochi mesi dopo la scomparsa di Riccardo De Lella, negli anni sessanta definiti i Di-Di della panchina quand’erano nel settore giovanile dell’Internapoli. Di Marzio era cresciuto nel vivaio della Flegrea, ai tempi di Nicolino D’Alessio, con Ciro Porro, Mario Sommella, Franco Cordova ed altri giovani talenti di quella meravigliosa stagione del vivaio napoletano. Con la gloriosa maglia della Caivanese, lui centrocampista, era incocciato in un brutto incidente al ginocchio che lo costrinse anzitempo ad abbandonare il calcio attivo. Si diede subito da fare. Stabilì di lì a poco un singolare record: allenare contemporaneamente due squadre, l’Interorafi e la Sanfeliciana.
Il problema sorgeva la domenica: dove andare? Se gli orari delle gare non coincidevano, su entrambe le panchine. E via via la carriera prese a migliorare: il settore giovanile dell’Internapoli con De Lella, quello del Napoli, la Nocerina di Villani, poi la Juve Stabia di Abagnale. Il lunedì immancabile la puntatina a Vini e Cucina a Mergellina, nella cantina dei coniugi Moccia, a discettare di calcio e altro con giornalisti, calciatori, allenatori e dirigenti. Proprio in quella cantina Guido Prestisimone gli preparò il trampolino di lancio per i successivi salti al punto da pronosticare che soltanto un allenatore nato a Napoli sarebbe riuscito a vincere lo scudetto. E ancora tante altre tappe: Brindisi, Napoli, Catania, Catanzaro, Padova e chissà quante ne dimentico. Tra i meriti, oltre alle promozioni con Catania e Catanzaro, per ben due volte il premio <allenatore dell’anno>.
La facile parlantina gli agevolò anche l’ingresso nel mondo degli opinionisti sugli schermi televisivi. E ora tutti a parlare di Di Marzio come primo scopritore di Maradona, anche la Lnd campana, che avrebbe invece dovuto ricordare il suo lungo percorso nei dilettanti e nei settori giovanili campani. Di Marzio è stato semplicemente un uomo di calcio a tutto tondo. Ha attraversato, da giocatore e allenatore, tutte le categorie, una per una, dai settori giovanili fino alla massima serie. Aveva realizzato, lui della Torretta, il sogno di allenare il Napoli in A; quello di vincere lo scudetto no. Forse lo festeggerà in cielo con i tanti uomini di calcio che ha incrociato sul suo cammino.