La scrittrice cilena Isabel Allende ha colto l’occasione, durante la prima presentazione on-line del suo ultimo libro intitolato “Violeta”, per difendere la memoria di Pablo Picasso, dagli attacchi delle femministe che rappresentano la Cancel Culture.
La Cancel Culture o cultura del boicottaggio è una forma contemporanea che pone ostacoli nei confronti di qualcuno che diviene riferimento di indignate proteste volte a cancellarlo dalle cerchie sociali o professionali. Alla luce di questa metodica moderna, Pablo Neruda merita l’oblio perché è stato uno stupratore confesso.
La Allende racconta del suo incontro con Neruda e delle parole poco incoraggianti che il Premio Nobel le rivolse dopo averla contattata per dirle cosa pensava dei suoi articoli: “Lei deve essere la peggior giornalista di questo Paese, figliola. È incapace di essere obiettiva, si mette al centro di tutto, sospetto che mente abbastanza, e quando non ha la notizia, la inventa. Perché non si dedica piuttosto a scrivere romanzi? Nella letteratura questi difetti sono virtù”.
Il giudizio negativo, ricorda la stessa Allende, non sancì la fine di un rapporto quanto l’inizio di un’amicizia. Isabel seguì il suo “consiglio” ed è divenuta l’autrice nota in tutto il mondo.
Lo stile della Allende è la sintesi di differenti tecniche di letteratura di genere che dà origine a libri in cui l’elemento “rosa” si fonde con quello storico e politico.
“Violeta”, l’ultima sua opera in uscita in Italia dal 3 febbraio, incarna perfettamente tale connubio: la storia “rosa” di una donna che ha una lunga vita nella quale i riferimenti alla lotta femminile per l’emancipazione si ricollegano anche agli eventi in corso nel Cile di oggi.
La storia si dipana dalla Spagnola del 1920 per arrivare al Covid del 2020 dove sono presenti anche i temi dello smartworking, del fenomeno Me Too e del Cancel Culture sono parte integrante.
Ma qual è il collegamento tra la presentazione dell’ultima opera della Allende e Pablo Neruda?
La scrittrice coglie l’occasione della presentazione di “Violeta” per evidenziare la necessità di rileggere la Storia, chiare le sue parole a riguardo: “Non eliminiamo la Storia, andiamo a rivederla in modo che sia raccontata come dovrebbe essere raccontata”. È un messaggio anche alle esponenti del movimento femminista della Cancel Culture esortandole a guardare al presente e a non cancellare quello che merita di essere preservato.
La storia di Pablo Neruda è ricca di sfaccettature: è stato leader del Partito Comunista cileno; Senatore nel 1945 (questa storia è stata raccontata nel romanzo di Antonio Skàrmeta “Il postino di Neruda”, da cui è stato tratto il film di Massimo Troisi); candidato comunista alle primarie di Unidad Popular tra cui emerse il socialista Salvator Allende; Premio Lenin per la Pace nel 1953; Nobel per la Letteratura nel 1971; diplomatico, dirigendo l’ambasciata a Parigi tra il 1970 e il 1972, console tra Giava, Birmania e Ceylon.
Ed è proprio quando è stato console del Cile a Colombo che Neruda ha perpetrato una violenza ai danni di una inserviente. L’episodio è stato riportato dallo stesso poeta nell’autobiografia “Confesso che ho vissuto”. Lì, colpito dalla bellezza di una donna di razza tamil della casta dei paria addetta a svolgere mansioni umili, Neruda approfittò della giovane e poi confessò: “Fu l’incontro di un uomo e di una statua. Rimase tutto il tempo con gli occhi aperti, impassibile. Faceva bene a disprezzarmi, l’esperienza non venne più ripetuta”.
Quando nel novembre del 2018 giunse alla Camera la richiesta di intitolare l’aeroporto internazionale di Santiago all’artista Pablo Neruda, il rumore per lo scandalo Weinstein del 2017 era ancora forte e la reazione delle femministe fu immediata, e non poteva non ripercuotersi sulla decisione di celebrare la figura di quello che poteva considerarsi solo uno stupratore da condannare.
La Allende lancia un messaggio agli aderenti della Cancel Culture al fine di operare dei doverosi distinguo per evitare di distruggere quanto di valore deve essere preservato dalla rabbia accecante, perché è il presente ciò che conta e gli eventi del passato devono essere contestualizzati.