Ogni anno, il 28 gennaio, si celebra la giornata europea della privacy, un diritto che, probabilmente, mai come in questa stagione della vita del mondo è stato ed è presidio e garanzia di altri diritti e libertà. Il quadro che abbiamo davanti è a tinte fosche.
Difficile in un contesto di questo genere identificare una priorità per affermare con forza la centralità e l’essenzialità del diritto alla privacy nella vita delle persone e delle democrazie. Forse, però, per non sbagliare – o almeno per andare il più vicino possibile a far la cosa giusta – potremmo dedicare questa giornata europea 2022 ai bambini, ai ragazzi e agli adolescenti perché loro, oltre a essere tra i soggetti più vulnerabili della nostra società, rappresentano anche il nostro futuro.
Internet, l’ecosistema digitale aumentato nel quale ormai viviamo immersi – quello che presto chiameremo metaverso, come ci ha da poco anticipato Mark Zuckerberg proprio mentre annunciava la decisione di ribattezzare Meta la sua creatura Facebook – rappresenta per tutti noi, più giovani in testa, uno straordinario volano di opportunità inimmaginabili fino a qualche decennio fa, ma al tempo stesso ci espone tutti – ancora una volta più giovani in testa – a rischi e pericoli egualmente inimmaginabili.
Ve la immaginate una realtà nella quale i bambini a otto, nove o dieci anni sono di fatto liberi di comprare sigarette, bere alcolici, portare il motorino o magari anche la macchina, lavorare, disporre della propria immagine benché decine di regole, frutto di battaglie etiche, culturali e democratiche durate in qualche caso secoli, lo vietino? Nella dimensione digitale, purtroppo, accade esattamente questo: non tutto è per tutti – proprio come nella dimensione fisica – ma nessuno controlla che ciascuno acceda e utilizzi servizi e piattaforme adatti alla propria età.
Il secondo dei rischi – e, anzi, ormai dei fenomeni dei quali specie i più giovani sono vittime accertate – è rappresentato dalla circostanza che nella sostanza – e al di là di pur rilevanti questioni di diritto – bambini, adolescenti e minori in genere “pagano” il loro diritto a stare connessi, a usare questo e quel servizio digitale, cedendo in maniera del tutto inconsapevole porzioni sempre più rilevanti della loro identità personale ai gestori dei servizi e delle piattaforme che popolano: acquistano il diritto a comunicare nella dimensione digitale, a scambiarsi video, ad ascoltare musica, talvolta persino a utilizzare strumenti di supporto alla scuola con i loro dati personali, e lo fanno in maniera assolutamente inconsapevole, senza rendersene conto.
Ecco, queste e tante altre, tutte egualmente relative allo stare in rete dei più giovani, sono forse le sfide alle quali possiamo dedicare questa giornata europea della privacy: proprio per questo, come Garante per la protezione dei dati personali, quest’anno abbiamo deciso di celebrare in una scuola, anziché in Parlamento come è consuetudine, collegata con decine di altre scuole di tutta Italia.
Ovviamente si tratta solo di un gesto simbolico del tanto – ma tanto lavoro – che dobbiamo fare per mettere non solo le persone, come sempre più spesso si dice, al centro della trasformazione digitale, ma le persone più giovani e in modo particolare i nostri bambini, che sono poi la componente migliore del nostro futuro.