Per i risarcimenti ai familiari delle vittime della frana lo Stato ha deciso di perseverare, cinicamente, nell’ impugnare le sentenze della Corte di Appello di Salerno innanzi alla Suprema Corte di Cassazione. Ad oggi, infatti, non si contano più i ricorsi notificati al Comune di Sarno per ottenere l’annullamento delle pronunce della corte salernitana. Oltre venti, forse, i contenziosi in atto tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Interno e l’Ente municipale di Sarno. Solo negli ultimi giorni sono arrivati all’attenzione del sindaco Giuseppe Canfora, della Segretaria comunale Teresa Marciano, dell’assessore al contenzioso Eutilia Viscardi e del settore “Affari istituzionali e legali” altri tre ricorsi notificati il 17 gennaio scorso. Uno di questi riguarda il caso di una donna residente nella frazione di Episcopio che, la notte del 5 maggio del 1998, perse i genitori, i nonni e gli zii. Un’esperienza terribile per quella famiglia, i cui superstiti non dimenticheranno mai quella tragedia. La Giustizia, benché abbia riconosciuto alla donna un risarcimento danni di 772 mila euro, oltre interessi e spese legali, non potrà mai riportarne indietro i cari estinti. Tuttavia, a mettere il dito nella piaga, e a prolungare la sofferenza dei familiari, vi è la battaglia legale che sta portando avanti l’Avvocatura di Stato nei confronti dell’Ente municipale di Palazzo San Francesco. La materia in questione è controversa e scaturisce dall’ evento alluvionale di 23 anni fa che causò il decesso di 137 persone. La pronuncia dominante è quella della Corte di Appello Penale di Napoli del 2011, con la quale è stata riconosciuta la responsabilità civile, con condanna al pagamento in solido per l’ex sindaco di Sarno, Gerardo Basile, la Presidenza del Consiglio, il Ministero degli Interni e l’Ente municipale dell’Agro Nocerino.
In seguito a tale pronuncia, davanti al Tribunale di Salerno sono arrivati a raffica i ricorsi dei cittadini che chiedevano la quantificazione dei danni per la perdita dei propri congiunti durante i tragici eventi del1998. E i giudici hanno confermato più volte l’orientamento giurisprudenziale riguardante la suddivisione delle responsabilità tra il Comune di Sarno, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Interno e l’ex sindaco, pronunciando numerose ordinanze in tal senso e condannandoli in toto al risarcimento dei danni a favore dei ricorrenti.
Ma proprio le strutture centrali dello Stato italiano, ovvero la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Ministero dell’Interno, non considerando tali pronunce adeguate, in quanto le responsabilità maggiori, secondo il loro parere, sarebbero da attribuire all’ex primo cittadino e all’Ente municipale, hanno dapprima impugnato le pronunce alla Corte di Appello e poi hanno adito la Suprema Corte di Cassazione. Sia in primo che in secondo grado, dichiarando l’inammissibilità dell’azione di regresso, i giudici salernitani hanno rigettato la richiesta degli organi centrali dello Stato, che avevano chiesto venisse rideterminato il pagamento in una minore misura in capo a loro ed in una misura maggiore in capo al Comune di Sarno.
Pertanto, con i nuovi ricorsi dell’Avvocatura dello Stato si eccepisce la violazione, e falsa applicazione, di leggi della Costituzione, del Codice Penale e del Codice Civile. Nel caso di specie, secondo i livelli centrali dello Stato, la Corte salernitana ha «qualificato la responsabilità del Comune di Sarno a titolo di responsabilità per fatto altrui, anziché per fatto proprio colpevole».