L’aumento di casi gravi di cancro è stato favorito, secondo gli esperti, anche dai ritardi nelle diagnosi e nelle cure accumulati durante i lunghi mesi della pandemia di coronavirus. E per superare questo stallo occorre subito un Recovery Plan, cioè un piano di recupero dell’oncologia, per colmare i ritardi nell’assistenza. A fare il punto della situazione, proprio nel giorno del World Cancer Day, è stata l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom)
Cancellare la disparità e le disuguaglianze nell’ambito delle cure. E’ “Close the care gap”, lo slogan pensato per il la Giornata mondiale contro il cancro che ricorre proprio oggi, 4 febbraio 2022. Obiettivo principale, nel tentativo di sensibilizzare cittadini, governi, istituzioni o associazioni di pazienti è quello di unificare gli sforzi comuni, ciascuno per la propria parte, così da ridurre l’impatto che la malattia ha sulle vite delle persone.
Nell’ambito della Giornata mondiale, tra l’altro, è arrivato anche un appello da parte degli oncologi, secondo cui si sta registrando un’ondata di casi di tumore in fase avanzata, quindi maggiormente difficili da curare. L’aumento di casi gravi di cancro è stato favorito, dicono gli esperti, anche dai ritardi nelle diagnosi e nelle cure accumulati durante i lunghi mesi della pandemia di coronavirus. E per superare questo stallo, avvertono, occorre subito un Recovery Plan, cioè un piano di recupero dell’oncologia, per colmare i ritardi nell’assistenza, dal momento che “senza un’adeguata programmazione, con assegnazione di risorse e personale, le oncologie non saranno in grado di affrontare l’ondata di casi in fase avanzata stimati nei prossimi mesi e anni”. A fare il punto della situazione, almeno per il nostro Paese, è stata l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), attraverso le aprole del suo presidente, Saverio Cinieri. “Le neoplasie, non rilevate nel 2020 ora stanno venendo alla luce, ma in stadi più avanzati e con prognosi peggiori rispetto al periodo precedente la pandemia. Inoltre, queste patologie presentano anche un carico tumorale maggiore, cioè metastasi diffuse, con quadri clinici che non vedevamo da tempo”, ha spiegato l’esperto.
Si tratta, evidentemente, del cosiddetto “effetto pandemia”, una delle più significative conseguenze indirette che il Covid ha lasciato. Secondo le stime riportate dagli oncologi, infatti, nel 2020, le nuove diagnosi di neoplasia si sono ridotte dell’11% rispetto al 2019, i nuovi trattamenti farmacologici del 13%, gli interventi chirurgici del 18%. Ma non è tutto, perché, ad esempio, gli screening relativi al tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto hanno registrato una riduzione di due milioni e mezzo di esami. Ecco poi il dato riferito alle diagnosi mancate. Sono state oltre 3300 per il tumore del seno, circa 1300 per il colon-retto, con l’assistenza domiciliare oncologica che è stata disponibile solo per il 68% dei centri specializzati. E anche di recente, ha riferito ancora Cinieri, “la nuova ondata della pandemia causata dalla variante Omicron sta mettendo in crisi la gestione dei reparti di oncologia e l’attività chirurgica programmata è stata sospesa o rallentata, poiché le terapie intensive sono occupate da pazienti con Covid”.
Per uscire da questa situazione, ha segnalato infine l’Aiom, non servono “iniziative estemporanee come è avvenuto finora, basate sull’apertura e chiusura dei reparti in relazione all’incremento del numero dei contagiati dal Covid”, ma occorre una programmazione a medio e lungo termine che implementi l’attività oncologica ospedaliera. Ogni anno, nel nostro Paese, vengono diagnosticati circa 377mila nuovi casi di tumore. L’alto livello dell’assistenza oncologica è però testimoniato dalle percentuali di sopravvivenza a 5 anni, ad oggi pari al 65% nelle donne e al 59% negli uomini. Inoltre, nell’arco di sei anni (comprendendo il periodo 2015-2021), è stato registrato un calo della mortalità per tumore pari al 10% negli uomini e all’8% nelle donne. Si tratta, ha ribadito Cinieri, di “ottimi risultati che però rischiano di essere vanificati senza una programmazione adeguata, perché la quarta ondata pandemica sta peggiorando una situazione già critica. Plaudiamo alle iniziative del Governo che ha stanziato 1 miliardo di euro per recuperare gli interventi e le visite rinviate. Ma non basta”, ha detto. “Se non viene definito un Piano di recupero, con un potenziamento vero del personale e delle strutture rischiamo di non riuscire a gestire la prossima epidemia di casi oncologici gravi”.