Sant’Agata (III Secolo – 5 febbraio 251) vergine e martire. Nacque a Catania. Discendente di una famiglia illustre, giovanissima si consacrò a Dio col voto di castità.
La sua bellezza e l’ingente patrimonio attirarono l’attenzione di Quinziano, pretore della Sicilia, intenzionato a sposarla. Cercò con le lusinghe di entrare nelle sue grazie.
Non riuscendo nell’intento, decise di valersi dei decreti imperiali pubblicati contro i Cristiani.
Fu così che Agata venne arrestata e consegnata a Afrodisia, donna malvagia dedita insieme alle figlie alla vita scandalosa, con il compito di condurla sulla medesima strada.
Agata non cedette e tenne fede ai suoi valori, e a nulla valsero le tentazioni della megera che in breve tempo abbandonò l’impresa.
Quinziano richiamò la vergine in tribunale e le chiese il perché della scelta di una vita umile essendo lei una nobile. La giovane gli rispose: “sebbene io sia nobile, tuttavia sono schiava di Gesù Cristo”. Quinziano non si arrese e le chiese in che cosa consistesse la vera nobiltà. Agata con fermezza rispose: “Nel servire Dio”.
Il pretore irritato la fece schiaffeggiare e mettere in carcere. Attese il giorno dopo convinto del cedimento alle sue richieste, ma la martire tenne fede alla sua scelta e per questo le furono strappate le mammelle con le tenaglie e fu vietato di prestarle soccorso e darle da mangiare.
Dio le fu vicino, burlandosi dell’arroganza umana; l’Apostolo S. Pietro le apparve in visione e la rincuorò, la segnò con la croce e Agata guarì completamente.
Dopo quattro giorni, Quinziano di fronte alla miracolosa guarigione, impose ad Agata di stendersi su dei carboni ardenti su cui erano posti anche dei cocci di vasi. Durante l’atroce violenza, la città fu scossa da un forte terremoto che procurò delle vittime, fra cui due consiglieri del Pretore.
Gli abitanti della città spaventati dalla violenza della calamità naturale, considerata il castigo divino per le atrocità commesse da Quienziano, si recarono in massa verso la sua casa. Quest’ultimo pur di non perdere la sua vittima, la rimandò nel carcere.
La martire provata e lieta di aver vissuto il proprio sacrificio, giunse le mani e pregò, affidando lo spirito al Signore. Così spirò.
In Sant’Agata è presente la purezza dell’intenzione, perché ancora fanciulla e sottoposta a prova conservò, nel martirio, illibato il corpo e integra la fede offrendosi a Cristo Signore.