Cari ragazzi del movimento, vedo i vostri cortei con trepidazione e partecipazione: una generazione nuova che non protesta – in un mondo così ingiusto, peraltro – è una generazione persa. Vorrei che il vostro movimento fosse deciso e forte, e vorrei tanto che imparasse qualcosa dai nostri errori, gli errori che facemmo nel lontanissimo 1968, e anche che imitaste il meglio di quello che pensammo e tentammo di fare allora.
Iniziamo di qui. Noi chiedevamo una scuola difficile, una scuola che ci sfidasse, non una scuola più facile. Non è vero che chiedevamo il 6 politico, che non volevamo studiare, è vero il contrario, almeno per i primi anni, poi le cose cambiarono, ma all’inizio, nel 68, volevamo studiare meglio e di più. Me lo disse il mio professore di greco: “se facessimo la scuola che volete, una scuola critica e difficile, saremmo costretti a promuovere pochissimi tra di voi, il nozionismo è una salvezza per i ciucci”. Le nostre parole d’ordine erano no al nozionismo, no alla lezione cattedratica. Volevamo una scuola che ci insegnasse a pensare, una scuola critica, una scuola moderna e aperta all’attualità. Una scuola più difficile. Chiedete questo, chiedete oggi anche voi una scuola più dura, più capace di insegnare a pensare, di confrontarsi con la modernità. La classe dirigente di allora, mescolando indifferenza e repressione, non ci diede risposte, non fece alcuna riforma, lasciò tutto a marcire e ci indusse a seguire le nostre peggiori tentazioni, l’ideologismo e la violenza. E così finì il 68, finì la contestazione. Voi avete la possibilità oggi di non fare quegli errori, di non seguire un’ideologia del rifiuto, una torsione delle idee che porta a ritenere impossibile ogni cambiamento graduale in vista del cambiamento epocale, palingenetico. Non andate appresso a queste illusioni, e non fatevi sedurre dalla violenza.
Però c’è bisogno che la classe dirigente attuale non faccia gli errori di quella dei nostri padri, che ascolti e che risponda, che sappia disegnare una scuola capace di rendervi cittadini consapevoli e critici. Non so se ci sono le condizioni, temo di no. Ma voi non vi arrendete, lottate. Siate concreti, come dicevamo allora, chiedete l’impossibile!