“Vedere le mie gambe muoversi è stato emozionante”. A Michel Roccati, trentenne italiano, non succedeva più ormai da 4 anni. Dopo un grave incidente in moto era rimasto paralizzato. Poi nel 2020 grazie a una nuova tecnologia che gli è stata impiantata, controllata da intelligenza artificiale, è tornato in piedi. Un elettrodo stimola con impulsi elettrici il suo midollo danneggiato. E ora Michel cammina anche per un chilometro, può restare in piedi per due ore, e insieme ad altri 2 pazienti è diventato protagonista di una prima scientifica. Ha affrontato un intenso allenamento dopo l’impianto. E come lui gli altri pazienti coinvolti nel progetto. Fra loro c’è chi è tornato persino a nuotare di nuovo. La tecnologia che ha reso possibile tutto ciò, secondo i risultati di uno studio pubblicato su ‘Nature Medicine’, è in grado di ripristinare il movimento in poche ore.
Gli impianti, realizzati al Politecnico di Losanna, stimolano l’area del midollo spinale che attiva i muscoli del busto e delle gambe, consentendo ai pazienti con paralisi completa di camminare. E’ necessaria una formazione approfondita per acquisire familiarità con l’utilizzo del sistema, ma i pazienti selezionano l’attività desiderata su un dispositivo simile a un tablet che invia un messaggio a un altro device simile a un pacemaker.
Ulteriori ricerche su come questa tecnologia potrebbe essere utilizzata per altri tipi di condizioni neurologiche, come il morbo di Parkinson, dovrebbero essere pubblicate a breve, annuncia Gregoire Courtine, dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia, che ha co-diretto lo studio. I tre pazienti ‘pionieri’ – di età compresa tra i 29 e i 41 anni – hanno seguito un allenamento basato sui programmi di stimolazione e hanno potuto recuperare massa muscolare, muoversi in modo più autonomo e partecipare ad attività sociali come bere un drink in piedi al bar, spiegano gli esperti.
Gli scienziati affermano che, mentre i progressi ottenibili in un solo giorno sono sorprendenti, i guadagni dopo diversi mesi lo sono ancora di più. Poiché la tecnologia è miniaturizzata, i pazienti possono eseguire i loro esercizi di allenamento all’aperto e non solo all’interno di un laboratorio. Nel 2018 era finita sotto i riflettori dei media la storia di David Mzee, rimasto paralizzato dopo un incidente sportivo. L’uomo si è alzato dalla sedia a rotelle e ha iniziato a camminare con l’aiuto di un deambulatore. Questa è stata la prima prova, evidenziano i ricercatori svizzeri, del fatto che il sistema poteva funzionare efficacemente nei pazienti. Il progetto attuale prevede l’impianto di elettrodi nel midollo spinale, ma questi elettrodi sono più grandi dell’altro utilizzato in precedenza e permetterebbero di accedere a più muscoli, a quelli delle gambe, ma anche del tronco.