La commemorazione dei santi martiri di Abitene, in Tunisia, ricorda la loro caparbia volontà e l’intimo desiderio di professarsi cristiani.
Diocleziano, nel suo primo editto imperiale rivolto ai cristiani, sanciva la distruzione di tutte le copie delle Scritture e dava inizio alla persecuzione dei molti cristiani che divennero martiri.
Saturnino, sacerdote di Abitinia (Africa settentrionale), non volle accettare l’imposizione imperiale e, per questo, fu catturato insieme al suo gruppo dai magistrati accompagnati dai soldati.
Saturnino con i quattro figli e un senatore di nome Dativo furono i primi a sostenere l’interrogatorio, prima degli altri membri della comunità, dei magistrati che rimasero sorpresi favorevolmente dalle risposte dei convocati a giudizio.
Poi, furono inviati in gruppi a Cartagine per rispondere alle domande del proconsole Anulino.
Le dichiarazioni emerse sono conservate in Atti, corrispondenti alla sostanza alla realtà, ma che da un punto di vista formale, paiono essere strutturati per sostenere, durante la controversia esplosa un secolo dopo la loro morte, la posizione donatista. (Il donatismo è stato un movimento religioso cristiano sorto in Africa che sosteneva che la Chiesa dovesse essere retta da persone elette, rigorose e integerrime; affermava la nullità dei sacramenti amministrati dai vescovi peccatori).
Il primo ad essere interrogato fu Dativo che molti dei pagani credevano essere l’organizzatore delle assemblee per il culto; intervenne il martire Telica che si dichiarò, insieme a Saturnino, la guida dei cristiani.
Tutti si professarono cristiani, dichiarando di non poter tralasciare la celebrazione del sacrificio del Signore e per questo versarono il loro sangue.
Saturnino e i suoi non furono giustiziati, ma morirono di stenti in prigione o per le torture subite durante gli interrogatori.