Liliana Ferraro nasce a Lustra Cilento il 22 giugno del 1944. Laureata in Giurisprudenza all’Università di Napoli, nel 1970 vince il concorso di magistratura e viene assegnata al Tribunale di Lodi. Nel 1973 è chiamata al Ministero di Grazia e Giustizia, dove segue la riforma dell’ordinamento penitenziario e del codice di procedura penale. Tra il 1974 e il 1980 riveste l’incarico di responsabile del coordinamento tra il Ministero di Grazia e Giustizia ed il Nucleo Antiterrorismo del Generale Dalla Chiesa, occupandosi di tale tematica anche sotto il profilo normativo, per gli accordi internazionali e presso il Consiglio d’Europa per la Convenzione per la lotta al terrorismo. Dal 1980 al 1983 lavora presso la Corte Suprema di Cassazione. Rientrata al Ministero di Grazia e Giustizia, collabora con il pool antimafia di Antonino Caponnetto, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, fornendo mezzi e strutture per la lotta alla criminalità. Sovrintende tra l’altro alla costruzione dell’aula bunker nella quale fu celebrato il primo processo contro “cosa nostra” istruito da Giovanni Falcone. Nel 1991 è nominata Vice Direttore Generale del Ministero di Grazia e Giustizia, al fianco dello stesso Falcone. Dopo l’assassinio del magistrato siciliano, nell’agosto del 1992 è nominata Direttore Generale degli Affari Penali del Ministero di Grazia e Giustizia. Quello stesso anno riceve il premio quale “Europeo dell’anno”, per l’attività svolta in Europa. Nel 1994 diventa Coordinatore Nazionale per la preparazione e l’organizzazione della Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla criminalità organizzata transnazionale. Dal 1996 al 2003 è Consigliere di Stato. E’ socio fondatore e Segretario Generale della Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”. Nel 2001 è nominata Assessore alle Politiche per la Sicurezza, alla Polizia Municipale ed Avvocatura del Comune di Roma.
Il cordoglio del Guardasigilli – Il Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, esprime cordoglio per la morte di Liliana Ferraro, magistrato che prestò servizio anche al Ministero della Giustizia quale vice di Giovanni Falcone, come direttore generale Affari Penali, e poi lei stessa alla guida dell’Ufficio dopo la strage di Capaci.
“Interpretò a pieno il ruolo di servizio del Ministero della Giustizia nei confronti degli uffici giudiziari, che si concretizzò anche nella costruzione dell’aula bunker di Palermo, perché si potesse celebrare lì il maxiprocesso. In quel momento e secondo questo spirito, Liliana Ferraro non si sottrasse a nessun compito, anche i più oscuri. L’allora Guardasigilli, Mino Martinazzoli, ricordò che non esitò neanche ad andare ogni giorno a comprare il cibo per Tommaso Buscetta, nel timore di un avvelenamento durante la sua deposizione in aula. Ferraro incarnò alti ideali e concretezza delle azioni, necessari allora come oggi nel contrasto ad ogni mafia e ad ogni malaffare”.